Delitto Pamela, motivazioni condanna Oseghale: “Capacità criminale di allarmante spessore”. 154 pagine di motivazioni
Sono 154 le pagine di motivazioni che la corte d’assise d’appello di Ancona ha emesso sull’omicidio di Pamela Mastropietro, avvenuto il 30 gennaio 2018. La corte ha confermato la condanna all’ergastolo di Innocent Oseghale, per aver violentato, assassinato e fatto a pezzi il corpo della ragazza. Ha inoltre ripercorso le ragioni che hanno portato i legali del nigeriano a ricorrere in appello. I legali di Oseghale infatti, hanno sempre ricostruito in modo differente quanto accaduto sostenendo che il loro assistito avrebbe fatto a pezzi la ragazza dopo che aveva perso la vita per overdose.
“Le censure sollevate con il pur articolato appello proposto nell’interesse di Oseghale Innocent sono infondate e destinate a infrangersi contro le solide motivazioni della sentenza impugnata che, dunque, merita integrale conferma, in quanto fondata su una coerente e puntuale ricostruzione della vicenda, su una valutazione completa e approfondita del ricco materiale probatorio e su argomentazioni logico giuridiche corrette, esaustive e ineccepibili“, si legge nella sentenza della corte d’assise.
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Tra l’altro, tramite il lavoro eseguito dai professori Rino Froldi e Mariano Cingolani, è stato possibile accertare che Pamela non era andata in overdose, ma fu assassinata con due fendenti al fegato. Inoltre, la sentenza sottolinea come “l’attività svolta da Oseghale rivela mano esperta e tecnica particolarmente raffinata. L’imputato ha mantenuto totale freddezza e assoluta lucidità, come dimostrano la raffinatezza e la precisione delle attività di depezzamento e disarticolazione, svolte senza alcuna concitazione e senza la benché minima emozione”.
I giudici proseguono scrivendo che “Oseghale non ha mai perso la sua fredda lucidità, neppure nel porre in essere gli atti più macabri, né ha mai compito nessuna azione a caso, quanto meno all’apparenza, fino a quando non ha lasciato le valige in strada, condotta quest’ultima che non è escluso abbia avuto una sua finalità che si è ben guardato dal rivelare“.
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Le ipotesi sono due: la prima è che qualcuno dovesse andare a prendere le valigie, la seconda che volesse tornare dopo aver fatto calmare la compagna gelosa. E poi lo stupro, movente del delitto. “Il dissenso e la sua opposizione alla volontà dell’imputato di approfittare di lei hanno determinato la reazione violenta di Oseghale, che ha inferto le coltellate letali. Per punirla per l’affronto? Non può del tutto ignorarsi la cultura di appartenenza dell’imputato. O per paura che Pamela potesse smascherarlo di fronte alla compagna, o lo denunciasse“, prosegue la corte.
Dopodiché i giudici motivano la conferma dell’ergastolo:”abile manipolatore, privo di scrupoli, ha omesso di dichiarare dove sono le parti del corpo mancanti, non ha mai rivelato dove sono oggetti come la catenina di Pamela o le siringhe. Ha agito al solo e unico scopo di coprire il suo crimine e impedire la scoperta della verità, la violenza sessuale e le lesioni mortali“.