“Oggi dovevano asfaltarci ma non hanno la maggioranza”, dice Matteo Renzi a Porta a Porta. Il punto è ormai chiaro: la crisi non è mai stata formalmente aperta (il premier non ha presentato le dimissioni), eppure non si è mai praticamente chiusa. Ora Conte dovrà trovare la maggioranza necessaria per fare a meno dei voti di Italia viva. Quegli stessi voti che almeno al Senato avrebbero creato una situazione di parità nel caso in cui Italia viva avesse optato per il voto contrario. Un salvataggio con cui il premier dovrà fare i conti.
“Oggi dovevano asfaltarci ma non hanno la maggioranza“, commenta Matteo Renzi a Porta a porta. Renzi che si dice disponibile a ogni forma di perimetro di maggioranza (a patto che non sia con i sovranisti), e che però non smette di distribuire critiche e affondi nei confronti del premier. Effettivamente, se Renzi ha attualmente perso la partita del cambio premier, se ha perso la partita in popolarità elettorale, a livello numerico i posti in Senato giocano a suo favore. Conte ha infatti incassato la fiducia tramite una maggioranza relativa, con 156 voti a favore, 140 contrari e 16 astenuti (i componenti di Italia viva). Il gruppo di Italia viva – formato da 18 persone – sarebbe quindi rimasto al momento più o meno compatto: non partecipano all’astensione solo una senatrice (perché assente) e il socialista Riccardo Nencini, che all’ultimo ha votato per il sì.
I numeri e le correnti
Insomma, i conti sono presto fatti: se i 16 astenuti di Italia viva avessero votato in maniera compatta per il no, i voti contrari avrebbero raggiunto quota 156, esattamente la stessa quota dei favorevoli. Ovviamente si tratta di un ragionamento a freddo. Se Italia viva avesse deciso all’ultimo di votare per il no, probabilmente l’intero gruppo parlamentare si sarebbe frantumato. Eppure un dato resta vero: a graziare il governo Conte è stato lo stesso gruppo parlamentare che lo ha messo in crisi. E Conte dovrà necessariamente fare i conti con questa evidenza, anche nella creazione della futura maggioranza. Il premier ribadisce però di non voler avere più nulla a che fare con i renziani. Una linea condivisa anche dai comunicati ufficiali del Pd. Eppure alcune correnti interne ai dem non percepiscono la frattura come irrecuperabile. Allo stesso modo alcuni deputati Italia viva (da Comincini a Grimani) hanno fatto sapere di non voler stare all’opposizione. Intanto però i leader tirano dritto: Zingaretti ribadisce la chiusura, e Matteo Renzi si dice pronto a ogni opzione ma non smette di lanciare affondi al premier Conte. Difficile dire quale di queste voci prevarrà, difficile dire se Italia viva passerà effettivamente all’opposizione.
“Mi sembra evidente” che da oggi saremo opposizione, dice Matteo Renzi. “Il presidente del Consiglio ha scelto di costituire un’altra maggioranza, non ci vuole con se”, ha aggiunto. Anzi, Renzi vuole apparire sollevato: “Non ho più il vincolo di maggioranza, sono sereno, non devo più votare per Bonafede”. Ma se il leader di Italia viva aveva assicurato l’appoggio del partito nelle votazioni cruciali più imminenti e irrevocabili, resta il fatto che la settimana prossima Italia viva “voterà contro la relazione del ministro della Giustizia Bonafede sulla giustizia”. Renzi sa benissimo che numericamente Conte dovrà confrontarsi con tutto questo, tant’è che in trasmissione ribadisce: “C’è una domanda da fare al presidente del Consiglio: davvero se la sente di andare avanti così?”. Poi un affondo anche al Pd, con il quale dovrebbe cercare di ricucire: “Oggi ho capito perché ho fatto bene a lasciare il Pd un anno e mezzo fa. Se davvero il Pd è così schiacciato sul M5S, mi aspetto tra poco la candidatura Roma di Virginia Raggi”. Eppure, nonostante gli attacchi alle forze di maggioranza, nonostante Renzi abbia ribadito di essere all’opposizione – “mi sembra evidente” – il leader di Italia viva ripete: “Noi siamo assolutamente disposti a discutere. Questo, un Governo di unità nazionale, un governo tecnico, un governo politico. Siamo pronti a discutere di tutto. Non stiamo dicendo no a niente, a parte un Governo sovranista con la destra”. Come a dire: noi ci siamo, la responsabilità di questo mercanteggiare è della maggioranza.
Intanto, se Renzi ha perso la sua scommessa su un cambio premier, anche Conte esce notevolmente indebolito da questo conflitto: al momento non ha parlamentari sufficienti per procedere speditamente in un momento di crisi come quello attuale. La maggioranza racimolata in Senato è effettivamente raccogliticcia e poco stabile: include voti di tre senatori a vita che partecipano poco ai lavori di Palazzo, di una decina di senatori del gruppo Misto che non hanno un progetto condiviso con il governo, di due ex forzisti e di un voto di un socialista sottratto al gruppo di Italia viva. Questo quadro così composito non forma né un fronte politico né una maggioranza assoluta in grado di sorreggere le votazioni di scostamenti di bilancio o in grado di creare equilibri efficienti all’interno delle commissioni. La speranza è di trovare sensibilità affini a un progetto europeista, liberale, centrista e popolare. Guarda caso, il profilo del gruppo di Italia viva. La logica lascerebbe pensare a un riallacciamento dei rapporti, ma quegli stessi rapporti sono ormai andati troppo oltre. E la posizione di Renzi sembra quella di chi aspetta che Conte accetti la sua sconfitta, mentre la posizione di Conte sembra quella di chi vuole dimostrare a Renzi che può farcela anche senza di lui. Nessun dialogo dunque. Italia viva all’opposizione e Conte tra i costruttori. Più in là, si vedrà.