Dopo i due giorni di fuoco in cui il premier ha ottenuto la fiducia in Parlamento, il governo giallorosso torna a occuparsi dell’emergenza.
Sono appena terminati due giorni difficili per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dopo il ritiro delle ministre renziane – Teresa Bellanova ed Elena Bonetti – da parte di Italia viva, si è aperta la crisi formale. L’inquilino di Palazzo Chigi, per non lasciare il Paese in balìa delle elezioni anticipate in piena pandemia, non ha dato le dimissioni. Al contrario, ha portato la sfida con Matteo Renzi in Parlamento. Prima alla Camera, poi al Senato.
Lunedì 18 gennaio, alla Camera, ha ottenuto la fiducia con la maggioranza assoluta. Martedì 19 gennaio, al Senato, ha ottenuto la fiducia con la maggioranza relativa. Questo pone una serie di problemi per il governo che in alcune commissioni parlamentari non raggiungerà la maggioranza. Oltre al fatto che i provvedimenti da approvare saranno sempre preceduti da un’incertezza di fondo. Ma sebbene la crisi non sia ancora rientrata completamente, l’esecutivo si è portato a casa la fiducia delle Aule. Ora è il momento di tornare a lavorare per far uscire il Paese dalla crisi economica e sanitaria causata dal Covid-19.
Lo ha scritto anche il premier Conte sui suoi canali social, subito dopo la conclusione del voto in Senato. “Il Governo ottiene la fiducia anche al Senato. Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza“, ha sottolineato prima, facendo riferimento proprio ai problemi che potrebbe portare un “governo di minoranza” e dunque alla sua intenzione di passare questi giorni per raccogliere nuovi senatori sotto l’ala dell’esecutivo, raggiungendo così la maggioranza assoluta a Palazzo Madama. E poi ha aggiunto: “L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica. Priorità a piano vaccini, Recovery Plan e dl ristori“. Ma come intende procedere il presidente del Consiglio? Continuerà a varare Dpcm e nient’altro?
Lo scorso mercoledì, 13 gennaio 2021, il Consiglio dei ministri (Cdm), su proposta del premier Conte, vista la nota del ministro della Salute Roberto Speranza e il parere del Comitato tecnico scientifico (Cts), ha deliberato la proroga dello stato d’emergenza dichiarato in conseguenza della dichiarazione di “emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” da parte della Organizzazione mondiale della sanità (OMS) fino al 30 aprile 2021. Questo vuol dire che – almeno fino ad allora – i provvedimenti del governo continueranno a essere sotto forma di decreti del presidente del Consiglio. L’ultimo è entrato in vigore il 16 gennaio 2021, e resterà valido fino al 5 marzo 2021.
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Chiusure e limitazioni sono sempre state la principale strategia del governo contro il Covid. E il mezzo era sempre di Dpcm. Un modo per limitare le proprie responsabilità e non prendersi in carico le conseguenze di tenere aperte – ad esempio – le attività commerciali. All’inizio la stretta è stata più categorica, tanto da portare i premier a decretare il lockdown per l’intero territorio nazionale a partire dal 9 marzo 2020. Una limitazione totale di ogni attività e spostamento durata circa due mesi in Italia. Poi, con l’arrivo della seconda del virus in autunno, le restrizioni si sono leggermente allentate. O meglio, l’esecutivo ha imparato a distinguere i territori in fasce di rischio. Così l’Italia è stata divisa in tre aree (rossa, arancione, gialla): più alti sono gli indicatori del contagio, maggiori sono le restrizioni in un determinato territorio.
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Dpcm a parte, quale che sia il modo di affrontare l’emergenza sanitaria e la crisi economica, è necessario fare una riflessione sul nostro Paese e su come potrà uscire da questo periodo devastante. Il dibattito politico degli ultimi giorni è stato “Conte-centrico”. Da quando si è aperta formalmente la crisi di governo sembra che il Parlamento non abbia altri pensieri se non scegliere tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il leader di Italia viva, Matteo Renzi. La frattura all’interno della maggioranza giallorossa ha catturato tutta l’attenzione, facendo passare in secondo piano i problemi che – a causa del Covid – attanagliano il nostro Paese. E vanno superati il prima possibile per avviare la ripresa dell’Italia. Dalla scuola al lavoro, passando per ristori e riapertura delle attività.
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