La neo assessora al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti, è finita nella bufera per la proposta di distribuire i vaccini in base al Pil.
La proposta di Letizia Moratti, neo assessora al Welfare della Lombardia, ha scatenato una vera e propria bufera mediatica. Recentemente la vicepresidente della Regione ha inviato una lettera al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, in cui chiedeva di tenere in considerazione quattro nuovi parametri per la distribuzione dei vaccini nei territori italiani. Primo tra tutti, il contributo che le Regioni danno al Pil del Paese. Questa è stata la miccia della polemica, presto trasformata in una guerra delle Regioni più ricche contro quelle meno produttive. Ma facciamo un passo indietro. Cosa ha scritto davvero Moratti?
La notizia della proposta di Moratti è stata diffusa dall’Ansa. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa a farla filtrare sarebbero state fonti di maggioranza e opposizione, durante la riunione dell’assessora con i capigruppo. Dall’incontro è emerso, appunto, che la vicepresidente della Lombardia ha mandato una lettera ad Arcuri, chiedendo al commissario di tenere in considerazione quattro parametri per la ripartizione dei vaccini anti-Covid: il contributo che le Regioni danno al Pil, la mobilità, la densità abitativa e le zone più colpite dal virus. Nessun accenno al concetto di ricchezza.
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Infatti stando alle spiegazioni fornite dall’assessorato al Welfare lombardo il riferimento al Pil come uno dei criteri per la ripartizione delle dosi di vaccino anti-Covid non sarebbe legato al concetto di “ricchezza”, ma piuttosto alla richiesta di una “accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una Regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce una dei principali motori economici del Paese”. In sintesi: la Lombardia dovrebbe ricevere un numero maggiore di dosi, perché la produttività della zona l’ha resa la Regione più colpita al mondo dal coronavirus. “Il concetto – hanno aggiunto poi dall’assessorato – non è quello di dare più vaccini alle Regioni più ricche” tuttavia “se si aiuta la ripresa della Lombardia, si contribuisce in automatico alla ripresa dell’intero Paese”. E quest’ultima specifica, sì, è legata al concetto di ricchezza. Ma solo, se si dovessero prendere per buone le giustificazioni della Giunta regionale, per il bene di tutta Italia.
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Non si è fatta attendere la reazione di Roberto Speranza, ministro della Salute in quota Liberi e uguali (Leu). Ha pubblicato la sua risposta sul suo profilo Twitter: “Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più”, ha scritto il ministro. Al di là delle intenzioni di Moratti, la notizia che è circolata portava a collegare sanità e ricchezza. Speranza ha voluto chiarire che – in Italia – la sanità è un bene pubblico, e la sua gestione non si basa sull’economia. O almeno dovrebbe essere così.
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