La Cina si scaglia contro gli esperti Oms: “Siamo stati trasparenti”

Respinge le accuse la Cina, quelle riguardanti la gestione lenta di fronte allo scoppio iniziale dell’epidemia di Covid-19.

Così risponde al rapporto del panel indipendente dell’Oms, pubblicato lunedì. Il ministero degli Esteri ha difeso la “trasparenza” delle azioni iniziali di Pechino. “La Cina è stata la prima ad avvertire il mondo dell’epidemia anche quando non disponeva di informazioni sufficienti – ha dichiarato la portavoce Hua Chunying -. E ha preso azioni decisive su diagnosi precoce, quarantena e trattamento che hanno fatto guadagnare tempo nella gestione dell’epidemia, riducendo i numeri di infezioni e morti”.

Il rapporto preliminare: il segnale è stato ignorato

Il gruppo indipendente di esperti internazionali ha esaminato la preparazione e la risposta alla pandemia istituito dall’Oms, diffondendo ieri un rapporto preliminare di critica sia all’ agenzia dell’Onu sia alla Cina per la lenta risposta messa in campo nella fase iniziale dell’epidemia. “Una lettura attenta della cronologia dei primi eventi nell’emergere di Covid-19 suggerisce anche che si sono perse le opportunità di applicare le misure di salute pubblica di base alla prima occasione”, ha rimarcato la relazione del panel co-presieduto da Helen Clark, ex premier della Nuova Zelanda. L’epidemia di Covid-19 è stata rilevata per la prima volta a Wuhan alla fine del 2019, ma la Cina non ha ammesso l’esistenza della crisi sanitaria fino al 20 gennaio 2020 con la gravità della possibile trasmissione e diffusione tra gli esseri umani. Il gruppo ha inoltre affermato che le autorità sanitarie locali e nazionali della Cina avrebbero potuto applicare misure di sicurezza in modo più energico.

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Sulla risposta iniziale dell’Oms, invece, la critica riguarda la convocazione tardiva della riunione di emergenza solo al 22 gennaio 2020. “Non è chiaro il motivo per cui il comitato non sia riunito fino alla terza settimana di gennaio, né è chiaro perché non sia stato in grado di concordare la dichiarazione di un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale quando è stato convocato per la prima volta”, questo quanto si legge nel rapporto. Un’emergenza sanitaria pubblica è stata dichiarata solo il 30 gennaio. Entro il 4 febbraio, invece, c’erano 12.000 casi confermati in Cina, ma solo 176 casi nel resto del mondo: altri Paesi avrebbero dovuto prendere sul seriamente l’emergenza, ma “il segnale è stato ignorato”. Hua ha aggiunto che la Cina ha preso atto del rapporto preliminare degli esperti indipendenti. “Voglio dire che dovremmo sforzarci di fare meglio, non solo per quanto riguarda la Cina, ma gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone o ogni altro Paese dovrebbero cercare di fare meglio perché è una questione di salute pubblica”. Il ruolo del panel era quello di esaminare la risposta dell’Oms alla crisi del Covid-19, mentre il rapporto finale sarà presentato all’Assemblea mondiale della sanità di maggio.

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