Il 72enne di Porto Viro, V.B, muore il 29 novembre 2020 durante il trasporto all’ospedale Covid di Trecenta, a quattro giorni dall’accesso al pronto soccorso della Casa di Cura Santa Maria della Misericordia. L’ultimo tampone era risultato negativo e i figli, allora, chiedono giustizia. Una perdita amara, resa ancora più aspra sia dal fatto che i figli non hanno potuto dire “addio” al padre, a causa delle restrizioni sulle visite, sia dal fatto di non avere risposte esaustive sulla sua morte. È per questo che i figli hanno deciso di informare dei fatti la Procura della Repubblica di Rovigo. Hanno chiesto che venisse eseguita in via d’urgenza un’autopsia per chiarire le cause del decesso. Non è la prima volta che accade qualcosa del genere. Purtroppo, la pandemia ha messo a dura prova l’intero mondo sanitario. La richiesta dei familiari della vittima, nasce dal fatto che, come affermano loro stessi: “La Casa di Cura non ci ha dato valide spiegazioni sulle cause che hanno portato al decesso di nostro padre. Le poche e lacunose risposte ottenute hanno lasciato molte ombre su quanto effettivamente accaduto e sul corretto iter terapeutico adottato in quei giorni dai sanitari”.
L’Inizio
Tutto è iniziato il 24 novembre, quando l’anziano cominciò a lamentare una congestione nasale e un’improvvisa spossatezza. Venne chiamato il 118, ma l’operatore invitò a rivolgersi al medico di base. I sintomi non sembrano gravi e, comunque, non quelli tipici del Covid. Non essendo stato possibile contattare il medico di base, venne chiamata la guardia medica che, a fronte di una febbre di 37,5, consigliò l’assunzione di Tachipirina. Tuttavia, anche il giorno dopo, il pensionato continuò a lamentare gli stessi sintomi e si sottopose a un tampone rapido al Punto Covid di Adria.
Tampone negativo
Il tampone risultò negativo, ma data la situazione, i figli lo portarono lo stesso al pronto soccorso di Porto Viro. “Da quel momento”, spiegano i figli, “non abbiamo mai più visto nostro padre. Dopo innumerevoli chiamate al pronto soccorso, soltanto intorno alle 00.20 il medico di turno ci comunicò che papà aveva un principio di broncopolmonite e che sarebbe stato ricoverato, rassicurandoci che il quadro non era grave”. Dopo il tampone molecolare, risultato anch’esso negativo, l’uomo venne ricoverato nel reparto di Medicina 2. Il 29 mattina, al telefono, il padre rassicurò i figli dicendo di sentirsi bene. Nel pomeriggio, però, non rispose più, e figli chiamarono il reparto.
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La morte
I ragazzi vennero informati che il padre aveva avuto una grave crisi respiratoria. Aveva fatto un terzo tampone ed era risultato positivo. Subito dopo, il 72enne era stato intubato. Alle 19, arrivò l’ultima telefonata: l’uomo non ce l’aveva fatta. Vani erano stati i tentati di rianimarlo. Quanto accaduto in queste sue ultime ore di vita, ed anche nei giorni precedenti, a fronte di risposte apparse loro troppo lacunose, sono quindi l’oggetto della richiesta che i figli hanno fatto alla Procura, con la speranza che venga fatta la massima chiarezza sulla questione.