Teresa Bellanova teme che il PD, ex partito di Matteo Renzi, possa “bloccare” Italia Viva nell’attuale crisi di governo.
E alla fine Teresa Bellanova ha mollato. La Ministra dell’Agricoltura ha abbandonato l’esecutivo insieme ad Elena Bonetti, Ministra delle Pari opportunità, per seguire la strada della crisi aperta da Matteo Renzi. La partita si sta giocando ora in Parlamento, dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio di questa mattina; ma i voti decisivi saranno quelli di domani, quanto Conte sarà in Senato per cercare di tenere in piedi il governo. Le sue paure sono concentrate su un voltafaccia del PD, ex partito di Matteo Renzi, a cui l’ex Ministra ha lanciato un chiaro messaggio: “A Nicola Zingaretti dico: questa crisi non sia la consumazione di una vendetta, ma una risposta politica all’altezza della situazione””, ha detto Bellanova parlando della posizione del Partito democratico nella crisi di governo.
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Proprio il Partito democratico, del resto, ha sempre ribadito la sua vicinanza a Giuseppe Conte, escludendo ogni possibile collaborazione con Matteo Renzi ed Italia viva. “Con l’apertura della crisi da parte di Italia Viva si stanno determinando condizioni sempre più difficili per garantire un governo adeguato al paese in una situazione di emergenza, rischiando di aprire scenari imprevedibili”, si legge in una nota del partito. E proprio dai democratici, era stato chiesto, per garantire una piena trasparenza, di andare nelle sedi appropriate, quelle parlamentari. Inoltre, Zingaretti parlando della crisi ha sottolineato come gli elettorati, nel 2019 in netta contrapposizione, hanno cominciato ad avvicinarsi.
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E intanto, a guardare al PD è Matteo Renzi, che ha lanciato l’idea di un governo di coalizione con un ruolo fondamentale per il Pd e per i suoi esponenti. “Il Pd sa che senza Italia viva non ci sono i numeri. Forse non sarà più amore, ma almeno è matematica. Se Zingaretti insiste a dire no a Italia viva, finisce col dare il paese a Salvini. È questo ciò che vuole?”, si è chiesto Renzi in una intervista al Corriere della Sera. E intanto, la partita si gioca in queste ore proprio al Parlamento mentre domani l’ultima mano si giocherà al Senato.