Per ora il bianco resta sulla carta, per attivarlo occorre un drastico calo di contagi. Nessuna regione o provincia autonoma per ora registra solo 50 contagi ogni 100mila abitanti.
La media nazionale è 369 casi ogni 100mila abitanti: la più alta in Veneto con 856 casi, la più bassa in Toscana con 167. Con il nuovo dpcm l’Italia è a quattro colori: rossa (Lombardia, Sicilia e provincia autonoma di Bolzano); arancione (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta. Restano in area arancione Calabria, Emilia-Romagna e Veneto); gialla (Campania, Sardegna, Basilicata, Toscana, provincia autonoma di Trento, Molise) e bianca. Il nuovo colore per la cartina dell’Italia, il bianco, il più permissivo, arriva con il dpcm 14 gennaio 2021. Anche se per ora è solo sulla carta. E per attivarlo occorrerà un drastico calo dei contagi.
Il meccanismo è lo stesso utilizzato finora per inserire le regioni in zona gialla, arancione o rossa: serve un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza. All’articolo 3 il dpcm prevede, infatti, che con una ordinanza del responsabile della Salute potranno essere individuate le regioni o le province autonome che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso. Il parametro è l’incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, che dovrà essere inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti.
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Per ora una meta lontana, se si considera che l’analisi degli ultimi 14 giorni registra in media 369 casi ogni 100mila abitanti in Italia. Ed è ancora molto elevata l’incidenza in regioni e province autonome: la più alta in Veneto con 856 casi ogni 100mila abitanti, la più bassa in Toscana con 167. Quindi c’è ancora molta strada da fare per limitare i contagi a 50 ogni 100mila abitanti.
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In zona bianca si torna alle libertà ormai dimenticate del passato. Cessano le misure restrittive previste dalle regole stringenti per combattere il coronavirus. Via le restrizioni da area rossa, arancione e gialla, ma le attività si svolgeranno in base a protocolli specifici. Dunque in queste zone potranno essere adottate, sempre con dpcm, misure restrittive ad hoc legate alle attività rilevanti dal punto di vista epidemiologico. Non si applicheranno più le misure urgenti di contenimento del contagio, previste dall’articolo 1 del dpcm, relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività, alle quali si applicano le misure anti contagio. I nuovi protocolli sono allo studio, ma il decreto prevede esplicitamente che riprenderanno le attività sospese o vietate previste dal giro di vite per combattere l’espandersi dei contagio da Covid-19. Quindi bisognerà continuare a rispettare il distanziamento, usare la mascherina, ma saranno aperte palestre, piscine, bar e ristoranti.
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