E’ crisi all’interno del governo, è crisi all’interno di Italia viva ed è anche crisi all’interno del Pd. Il Partito democratico è costretto a giocare una partita difficile: il “tradimento di Italia viva” sorprende anche i renziani del Pd, rancorosi nei confronti di Renzi ma vicini alle critiche mosse dal leader di Italia viva. Intanto il segretario Dem Nicola Zingaretti chiude a Renzi, blinda Conte ma inizia a mostrare segni di insofferenza anche nei confronti del premier, che potrebbe tirare dritto con una maggioranza dai numeri esigui. Cosa accade?
Questa crisi di governo è, al momento, anche un faccia a faccia tra Matteo Renzi e il Pd. Un confronto travagliato che deve rendere conto di una lunga storia di amore e odio tra i due. A seguito della separazione di Italia viva dal Pd (nel settembre 2019), tra i dem è comunque rimasta una frangia vicina alle posizioni di Matteo Renzi. Una frangia che però, pur simpatizzando con l’ex premier, era rimasta fedele al partito di provenienza. I cosiddetti renziani del Pd, l’ala riformista a guida Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Andrea Romano. Ora che posizione stanno assumendo nei confronti della decisione del leader di Italia viva? Molto dipende anche da loro. E’ ormai chiaro che lo scopo di Italia viva, in principio, era uno: far fuori il premier Conte (marginalizzando anche il M5s), e dar vita a un nuovo governo, meglio ancora se a guida Pd o se un governo tecnico. Il senatore partiva da una convinzione: il Pd lo avrebbe seguito, perché anche il Pd era stato critico – all’interno dei colloqui privati – nei confronti dell’operato dell’attuale presidente del Consiglio. Ed è probabile che in fondo Zingaretti non accetterà ogni compromesso pur di salvare questo esecutivo. E’ probabile che, di fronte a numeri esigui in Senato, il segretario del Pd punti i piedi di fronte all’intenzione del premier Conte di tirar dritto. Ma con Matteo Renzi al momento il dialogo sembra finito, chiuso dalle parole dure di Zingaretti: “Italia viva è politicamente inaffidabile“. Cosa ne pensa, allora, la frangia renziana del Pd?
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Le reazioni dei renziani del Pd
Stando a quanto riportato dalla Repubblica, durante l’assemblea del gruppo dei deputati Pd nessun renziano si sarebbe imposto apertamente in difesa del leader di Italia viva. A spiegare il perché è anche Alessia Rotta, presidente della commissione Ambiente di Montecitorio ed ex renziana: “Prevale il dispiacere. E Italia Viva si è messa fuori dal perimetro della maggioranza, nonostante il dialogo che si era aperto sotto la garanzia del presidente Mattarella e con la disponibilità effettiva del Pd“. Da alcune dichiarazioni emerge anche lo sconforto proveniente da un errore strategico: “Siamo neri con Renzi. Ha rovinato tutto il lavoro di tessitura delle scorse settimane regalando a Conte una centralità mai avuta finora e indebolendo il quadro politico“.
Insomma, c’erano delle criticità da evidenziare nella condotta di Conte, ma ora queste ultime devono essere superate in virtù di esigenze superiori (dare un governo al Paese), fornendo anche al premier l’occasione di giocare il ruolo di martire. Esattamente il contrario di quello che era il proposito condiviso di Italia viva e Pd: aprire un tavolo di confronto con il premier in modo da ridimensionarne le iniziative decisionali. Resiste Andrea Marcucci, il capogruppo dem al Senato, che si definisce ancora un romantico. Ma è quasi da solo. Lontano Graziano Delrio (ex amico di Renzi), lontano Luca Lotti, lontano Andrea Romano, che commenta: “Questa sciagurata decisione di Renzi di aprire la crisi contro il governo Conte è il secondo atto dell’errore commesso con la scissione. Una strategia sbagliata. Noi siamo stati contrari alla scissione e abbiamo scommesso sul Pd, perché lì vivono le idee riformiste. Il lutto della separazione da Renzi l’abbiamo elaborato da tempo. Dal partito della nazione, Matteo è passato al partito della fazione“.
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Italia viva tenta di ricucire ma il Pd chiude (al momento)
Tante le aperture da parte di esponenti di Italia viva con l’intento di riaprire un dialogo. Il capogruppo al Senato Davide Faraone ha già invitato il premier a “sciogliere i nodi” per riaprire un tavolo di confronto con Italia viva (“Noi ci siamo fino all’ultimo istante“). Fa eco la ministra dimissionaria Teresa Bellanova: “Bisogna rilanciare l’azione di governo per dare risposte ai cittadini. Se si vuole riprendere il lavoro, noi siamo lì“. Intanto Matteo Renzi conferma l’apertura, seppur con toni diversi, annunciando l’astensione sulla fiducia. Poi, per togliere ogni dubbio: “Disposti a discutere senza veti e senza preclusioni sui nomi“. A tutti questi appelli il Pd risponde, al momento, con un no deciso. Queste sono le dichiarazioni ufficiali. In realtà alcune fonti di Palazzo Chigi non escludono la riapertura di un dialogo.
La conta
Intanto il premier Conte cerca di creare una maggioranza in grado di fare a meno di Italia viva, composta dai cosiddetti “responsabili” o “costruttori”, raggruppatisi nel neonato Maie, soprattutto in vista il voto di martedì al Senato. La soglia da guadagnare è di 161 voti, ma anche no. Clemente Mastella, grande regista dietro e davanti la conta, fa ribadisce al Corriere che si tratta di “una soglia psicologica”: “Scommetto 10 mila euro che martedì Conte qui otterrà la fiducia. Ne scommetto però solo 100 che la otterrà con la famosa soglia del 161 senatori. Del resto, guardi: quella dei 161 è una soglia psicologica. Perché in realtà i padri costituenti, saggiamente, hanno previsto che per la fiducia al governo non sia necessaria una maggioranza assoluta, ma solo quella dei presenti in aula“.
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Zingaretti: né con Italia viva né con Conte ad ogni costo
Ma il Pd mette le mani avanti. Giusto blindare Conte, giusto puntare i piedi di fronte all’irruenza delle manovre di Italia viva, giusto tentare di allargare la maggioranza, ma non si può accettare tutto. Non si può accettare una maggioranza che giochi su soglie così precarie. “In questo anno e mezzo di governo sono stati commessi molti errori e ci sono state molte lentezze. Accettammo il taglio dei parlamentari in cambio di impegni che poi non ci sono stati. Non possiamo accettare tutto. Abbiamo già dato“, ribadisce Nicola Zingaretti. Insomma, il Pd si trova ora di fronte a scelte complesse: lavora per proteggere l’ipotesi Conte premier, ma resta critico nei confronti del M5s e della linea adottata dall’attuale presidente del Consiglio. Critiche soprattutto le frange renziane del Pd, che però al momento tagliano i ponti con Italia viva, seguendo le parole dure del segretario del partito. Né con i sovranisti, né con Italia viva, né con Conte ad ogni costo, insomma. E quindi?