Il coronavirus ha messo in crisi molte famiglie che vivono in affitto e come loro anche i piccoli proprietari: ma ci sono aiuti…
La pandemia ha messo in grande difficoltà non soltanto un esercito di inquilini, che non riescono più a pagare l’affitto. Ma anche i proprietari che dipendono da quella piccola vendita per la propria economia quotidiana.
Capita sempre più spesso che molte famiglie si trovino in grande difficoltà a causa della cassa integrazione, che riduce la capacità di acquisto di una famiglia. Ma ci sono anche tante persone che hanno perso il lavoro e che non riescono più a pagare regolarmente il proprio affitto. Si era parlato in passato di un possibile ‘blocco’ al pagamento degli affitti per gli inquilini in difficoltà, cos’ come a una proroga della moratoria per chi si trova a dovere affrontare le spese di un mutuo.
L’ultimo decreto ristori prevede un contributo per i proprietari che abbiano abbassato il canone per andare incontro a inquilini in difficoltà. L’intervento statale è del 50% della diminuzione del canone, calcolato su un tetto di 2.400 euro annue. Ma il provvedimento non va incontro agli inquilini che spesso non sono nemmeno in grado una parte del canone.
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Gli sfratti per morosità nel frattempo sono considerevolmente aumentati, con conseguenti tempi più sia per liberare l’immobile e senza che l’inquilino recuperi i suoi soldi. In definitiva ci rimettono tutti. Gli affitti stanno diventando sempre più problematici per chi cerca una casa per un periodo medio-lungo: cinque anni a canone concordato, otto a canone libero.
D’altronde comprare non è per tutti. Occorrono un piccolo capitale, delle garanzie, anche se in questo momento il costo del denaro è al minimo storico e la rata di un mutuo fisso a trent’anni per l’80% del valore di una casa è pur sempre meno del canone che sarebbe applicato per quella stessa casa.
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Si moltiplicano altre esperienze, come quelle del social housing, appartamenti in condivisione che consentono a soggetti più deboli di avere un tetto sopra la testa condividendo le spese. Una sorta di piccola ‘comune’ che spesso coinvolte lavoratori saltuari, persone divorziate o che si ritrovano improvvisamente a dovere ricominciare da capo. Il mercato immobiliare offre un certo numero di appartamenti che hanno un valore commerciale relativo e che possono essere condivisi: perché troppo cari per un’unica persona o perché in zone di scarso interesse commerciale.
Ma la pandemia, di fatto, ha messo in crisi sia gli inquilini che i proprietari paralizzando l’intero settore degli affitti.
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