Coronavirus: Lettera150 chiede la pubblicazione dei dati su cui si basano le decisioni di limitare le libertà costituzionali. Gli accademici: “Se esistono e sono completi, sottoponiamo i dati al dibattito scientifico”
“Con istanza di accesso agli atti inviata al ministero della Salute in data 11 gennaio 2021, Lettera150 ha chiesto copia degli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio e degli indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, di indagine e di gestione dei contatti, nonché degli indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari“. Lo rende noto il think tank nato nelle prime settimane dell’emergenza Covid-19 con l’obiettivo di proporre analisi e soluzioni per l’uscita in sicurezza dall’epidemia. A Lettera150 aderiscono oltre 250 accademici di diverse discipline, da quelle mediche a quelle giuridiche.
“Si tratta dei dati sulla base dei quali da alcuni mesi il ministero decide la limitazione di numerose libertà costituzionali degli italiani, ma che fino ad oggi non sono mai stati resi noti”, spiega Lettera150 in una nota. E gli accademici ritengono “paradossale” che “il ministero, e con esso l’intero Governo” abbiano esercitato “un così pervasivo controllo delle libertà degli italiani” senza che “si assumesse la responsabilità politica della decisione”. Ma solo con “l’apparente neutralità di dati ‘oggettivi’ che però” le autorità non hanno mai reso noti al pubblico.
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Lo scopo è “innanzitutto di verificare se tali dati esistono davvero e se sono completi”. Altrimenti “il potere esecutivo avrebbe agito in assenza di una evidenza scientifica”. “Se i dati esistono davvero e sono completi”, il think tank vuole “che siano resi pubblici per sottoporli al dibattito scientifico e alla verifica degli esperti del settore, secondo il procedimento che caratterizza la scienza moderna dai tempi di Galileo”.
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“Il ministero è obbligato a rispondere all’istanza di Lettera150 ai sensi del decreto legislativo n. 33/2013 sulla trasparenza”, prosegue la nota. Trasparenza “cui sono soggette tutte le amministrazioni pubbliche per consentire ai cittadini l’accesso ai documenti che non rientrino nelle categorie, indicate dallo stesso decreto, come particolarmente sensibili”. Circostanza “che non accade in questo caso trattandosi di dati aggregati”.
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