Giuseppe Conte si presenterà lunedì alla Camera dei Deputati e martedì alle 9.30 in Senato per presentare una relazione sulle dimissioni dei due ministri di Italia Viva. Successivamente, dopo un confronto, sarà votata la fiducia.
Dimettersi per aprire alla possibilità di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza. Alla fine, Giuseppe Conte ha deciso e ha scelto di non dimettersi. E, se lo ha fatto, è perché è forse convinto di avere una forte maggioranza, di avere un sì che lo sostenga. La partita per risolvere la crisi di governo si giocherà, quindi, all’inizio della prossima settimana. Lunedì il premier andrà alla Camera; poi, martedì, sarà al Senato per una comunicazione sul quadro politico attuale, chiaramente cambiato dopo le dimissioni della delegazione di Iv dal governo. Dopo il dibattito, si passerà al voto palese e con appello nominale. Ed è allora che verranno fuori i responsabili o costruttori. E’ allora che si giocherà davvero il futuro dell’Italia: un voto di fiducia su un nuovo programma e quindi l’occasione per verificare l’esistenza di una nuova maggioranza.
Leggi anche: Crisi di governo, Renzi nomina l’ipotesi Franceschini premier. E il M5s?
Un azzardo, quello del premier, ma forse anche l’unica strada rimasta. E forse a dargli supporto c’è la certezze offerta dal PD e dal M5s, i due partiti di maggioranza, che hanno sempre sostenuto il Presidente del Consiglio e che hanno chiuso la porta a qualsiasi ritorno al dialogo con Renzi, ma anche ad un accordo con il centrodestra. A Giuseppe Conte servono 161 voti. Fino ad ora, il Premier può contare su 147 voti certi che arrivano dal Movimento 5 Stell, Pd, Leu, Autonomie, gruppo Misto. Ne mancano dunque 14 che forse Conte spera di trovare proprio in quell’ala di Italia Viva non d’accordo con Matteo Renzi. Potrebbero poi entrare i forzisti, anche se Zingaretti ha messo subito i freni al centrodestra.
Leggi anche: Crisi di governo, è davvero tutta colpa di Italia Viva?
Per ora, la preoccupazione più grande è quella per la nascita di una maggioranza che rischia di mostrarsi fragile proprio nel momento in cui ne servirebbe una forte. E’ per questo, ad esempio, che dall’opposizione chiedono il voto – e anche perché il centrodestra ne avrebbe tutto il vantaggio. Intanto, Matteo Renzi è convinto: “Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà, auguri. È la democrazia. E la democrazia è sacra. Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte”, ha detto al quotidiano “La Stampa”. Conte ha insomma scelto l’azzardo. Ma, forse, è convinto di potercela fare.