Il grillino Alessandro Di Battista torna all’attacco, questa volta puntando direttamente alla figura di Matteo Renzi. Sono animi esacerbati, quelli dei principali esponenti di maggioranza in questo momento. E se gli attacchi nei confronti di Italia viva arrivano perfino dal Pd, il Movimento 5 stelle di certo non poteva tirarsi indietro, commentando l’attuale crisi di governo (anche se con toni diversi).
Matteo Renzi “per me è il passato. Parlando di futuro il Movimento deve solo mantenere la linea delle ultime 48 ore“. Ed è durissimo l’attacco che Alessandro Di Battista, esponente del M5s, rivolge a Matteo Renzi in un lungo post su Facebook. Nonostante tutte le forze politiche si sforzino di mostrare un animo rilassato e tranquillo, dietro le quinte la rabbia sembra crescere. E a volte straborda anche in dichiarazioni pubbliche, come quelle del grillino che non perde occasione per difendere Conte e attaccare il leader di Italia viva dopo il ritiro delle ministre e la formalizzazione della crisi. “Renzi ha squittito per far fuori Conte e basta? Benissimo, Conte resta al suo posto. Renzi ha lasciato il governo? Benissimo, non ci entrerà mai più. Senza Se e senza Ma. Intanto queste sono le due condizioni che la forza politica che ha preso più voti nel 2018 (con una legge elettorale, lo ricordo, fatta ad hoc contro il M5S) mette sul piatto. E siamo compatti. Finalmente“. Secondo Alessandro Di Battista Renzi questa volta è andato oltre Matteo Salvini e il Papeete, nel tentativo di tagliar fuori Conte solo perché il leader di Italia viva è “incapace di gestire le sue frustrazioni personali“. Poi ancora: “Criticare il governo è legittimo. Lottare per imporre una battaglia giusta (per esempio la revoca di autostrade) è doveroso. Ma nell’ultimo mese non vi è stato nulla di tutto questo“.
Anche peggio di Salvini, dice Di Battista
Tuttavia, dice Di Battista, le rivendicazioni politiche non dovrebbero incrociare personalismi di sorta. Cosa che invece è avvenuta in questo caso. “Il leader di un partitino del 2% creato solo per gestione di potere ha aperto una crisi esclusivamente per buttare giù l’attuale Presidente del Consiglio. Il solo obiettivo di questo mediocre è stato sempre e solo questo”. Per questo sarebbe peggio di Salvini. In quel caso, secondo Di Battista, Salvini avrebbe agito almeno a vantaggio della Lega. “C’è chi ha paragonato la crisi di ieri alle insolazioni del Papeete. Non scherziamo. Nell’estate del 2019 Salvini, mettendo davanti gli interessi della Lega rispetto a quelli del Paese, forzò sperando di tornare al voto ed aumentare il numero dei suoi parlamentari. Fu certamente irresponsabile e ne sta ancora pagando le conseguenze (infatti non vuole affatto andare al voto sebbene pubblicamente dica il contrario). Ma quel che ha fatto Renzi va oltre“.
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Qualche osservazione
Su una cosa Alessandro Di Battista ha ragione: non è la stessa cosa. Ma non è la stessa cosa anche perché in quei mesi Salvini chiese i pieni poteri entrando nelle aule con felpe della polizia. Certamente c’era l’intento di portare a casa il bottino di consensi, ma c’era anche un attacco diretto al cuore della democrazia. Non è la stessa cosa perché il governo Conte II ha fatto degli errori, e ne ha fatti tanti. Dai trasporti alle chiusure all’ultimo secondo, fino ad arrivare a una legge di Bilancio tiepida, presentata in ritardo e con un errore notato in extremis. Per concludere con una prima bozza di Recovery plan, sulla quale c’era molto da dire. E andava detto. E’ vero che si trattava solamente di una prima bozza. Ma è anche vero che senza l’alzata di voce di tutta Italia viva probabilmente quella bozza sarebbe stata trasformata in altrettante pagine-riassunto di progetti già fermi da anni. E’ forse il caso, allora, di distinguere due discorsi. Sul merito Matteo Renzi ha ragione. Il governo non stava andando nella giusta direzione e, in nome della stabilità, stava seppellendo la testa sotto la sabbia. L’unica colpa di Giuseppe Conte non è quindi quella di essere “invidiabile”. Ma è sul metodo che il leader di Italia viva ha fallito, non fermandosi quando il dialogo si stava aprendo, quando le rassicurazioni sulle modifiche stavano arrivando. Ed è lì che Matteo Renzi ha peccato un’altra volta di personalismo. Ed è lì che la questione è diventata – effettivamente – una lotta diretta al presidente del Consiglio e a ciò che rappresenta: una costola del Movimento 5 stelle al potere.
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Un Di Maio più istituzionale
Intanto sulla crisi di governo arrivano anche gli altri commenti degli esponenti 5 stelle, in primis Luigi Di Maio. In un post su Facebook lancia un appello “a tutti i costruttori europei che, come questo governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto”. Più tardi, invece, riferendosi ai suoi: “È importante dare stabilità al Paese, non abbiamo bisogno di scossoni, l’Italia non può permettersi uno choc, la priorità per tutti deve essere il Paese. Poi ancora: “Il presidente Mattarella è il nostro faro” (sono lontani i giorni dell’impeachement). E infine l’appello a “lavorare affinché arrivino risposte ai cittadini, quanto accaduto è sconcertante e sarà la storia a esprimere il suo giudizio“. Insomma, pacatezza e arrocco sulle istituzioni. In primis il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a proposito del quale Di Maio ribadisce: bisogna “stringere un patto di responsabilità al fianco del presidente Conte, che tuteli il comparto produttivo e le nostre imprese“. Così il Movimento commenta l’attuale crisi di governo, e nel farlo mostra tutta la sua eterogeneità: da un lato chi edulcora il passato con dichiarazioni portate all’estremo, dall’altro chi si arrocca sul presente con dichiarazioni pacate e diplomatiche. A riunirle, paradossalmente, la voglia di tagliar fuori Matteo Renzi.