Abusi su minore, prete condannato a 6 anni ma Chiesa lo ha assolto: madre vuole giustizia. Ecco cos’è accaduto
Alcuni anni fa il parroco don Mauro Galli fu denunciato per abusi su un ragazzo allora minorenne, prima alla diocesi di Milano, che all’inizio semplicemente lo spostò da una parrocchia a un’altra, poi, nel 2015, ai carabinieri. Il Tribunale milanese condannò il sacerdote a 6 anni e 4 mesi di carcere, ma, come riporta Il Messaggero, negli ultimi mesi il calvario del ragazzo e della sua famiglia è ripreso dopo la sentenza ecclesiastiche che ha in parte assolto il prete condannato poco prima dalla giustizia civile.
Poiché il giovane voleva sapere le ragioni per cui don Mauro Galli è stato ritenuto parzialmente non colpevole dei fatti, ha chiesto alla Chiesa lombarda. Ma la Chiesa ha risposto di non potere consegnare alcun documento poiché la legge approvata da poco da Papa Francesco (che abolisce il segreto pontificio) non è retroattiva. In poche parole, l’abolizione del segreto è stata approvata due anni fa mentre abusi e denunce sono precedenti a tale abolizione.
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“Personalmente posso affermare che non è vero che Papa Francesco ha tolto il segreto pontificio per tutti i casi di abusi sessuali. Purtroppo non è ancora possibile per le vittime ottenere gli atti dei processi canonici sulla pedofilia”, spiega Cristina Battaglia, madre del ragazzo che lotta tenacemente da sola affinché il figlio abbia giustizia. Nella lettera di aggiornamento ricevuta dal ragazzo da parte di monsignor Bianchi, vicario giudiziale, si legge:”Stante dunque la vigenza del segreto pontificio il tribunale non ha potuto dare informazioni (…) né rispondere ad eventuali richieste. Non sono in grado di trasmettere tutto o in parte gli atti di causa sia in quanto confliggerebbe con l’osservanza del segreto d’ufficio, sia perché questo tribunale ecclesiastico non è più in possesso di detti atti, avendoli a suo tempo trasmessi a chi di dovere».
A quel punto Cristina, madre del ragazzo, ha scritto una lettera all’arcivescovo di Milano, monsignor Delpini. Nella lettera, che gli sarà consegnata lunedì prossimo durante la sua visita pastorale alla parrocchia del quartiere in cui abita la famiglia, la donna esprime tutto il suo dolore per la suddetta vicenda. “È molto difficile per noi esprimere gratitudine per questa visita. La memoria ci porta all’incontro avuto con lei nel 2012 (…) Esprimevamo sgomento per la decisione di spostare don Mauro Galli ancora con dei minori dopo la nostra denuncia di abuso sessuale. Nemmeno dopo quell’incontro lei ha preso l’iniziativa di avviare l’indagine previa per accertare i fatti”. Tale indagine previa, infatti, fu avviata dalla diocesi soltanto nel 2015, quando la famiglia denunciò il prete ai carabinieri.
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La donna rammenta quando monsignor Delpini fu sentito dalla polizia e nell’ambito del processo “disse di essere stato subito avvisato dal parroco di un presunto abuso e di essersi poi precipitato in parrocchia addirittura la viglia di Natale del 2011. Ricorda?“. Il prete fu denunciato in curia nel 2012 ma l’anno dopo fu solo spostato. Attualmente il caso è alla Congregazione della Fede che dovrà prendere una decisione nel merito processuale. Nel frattempo Cristina, dichiara:”Voglio giustizia per mio figlio“.
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