La quindicenne costretta a prostituirsi. I retroscena dell’inchiesta che ha portato all’arresto dei titolari dell’agenzia di modelle “Vanity Models Management”.
I proprietari dell’agenzia di modelle di via Catania avrebbero pagato anche loro per stare con lei ed altre ragazze minorenni nell’ufficio. Incontri a luci rosse dopo eventi anche a Trapani e Milano. “Negli ultimi anni, mentre ero ancora minorenne ho avuto rapporti sessuali con Francesco e Max. Non soltanto con loro ma anche con altre persone di cui non conosco i nomi, ma so che erano pieni di soldi… Mi hanno fatto una specie di lavaggio di cervello… per ogni rapporto sessuale percepivo dai 100 ai 150 euro sempre in contanti”. E’ questa la terribile confessione di una ragazza che oggi ha 20 anni e che ha raccontato alla polizia di essere stata costretta a prostituirsi da quando ne aveva appena 15 e aveva iniziato a lavorare per un’agenzia di moda.“
Dietro a normali casting, sfilate di moda e ad altri eventi, diverse ragazze minorenni (ma non solo) della “Vanity Models Management” di via Catania, infatti, svolgevano anche un altro “lavoro” ben più remunerativo, prostituendosi non solo con i titolari dell’azienda, Francesco Pampa e Massimiliano Vicari, arrestati ieri mattina dalla polizia, ma anche con tanti altri uomini, a Palermo, ma anche in provincia, a Trapani e a Milano. Dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Sergio Mistritta emerge uno scenario squallido, che è stato svelato dopo la denuncia presentata dalla madre della giovane che, assieme al fidanzato, avrebbero scoperto il giro di prostituzione.“
Sono cinque al momento le ragazzine individuate come vittime, ma nell’ordinanza del gip Fabio Pilato spuntano molti altri nomi. Sono tanti gli uomini, alcuni “vecchi e bruttissimi” oppure di successo, che avrebbero pagato per avere rapporti con loro, anche contemporaneamente. Secondo il racconto della ragazzina che ha denunciato, sarebbe stato Pampa e poi anche Vicari, a gestire gli incontri e gli appuntamenti. Lei sarebbe stata sempre pagata da Pampa, perché non avrebbe mai preso soldi direttamente dagli altri “clienti”. I due indagati, peraltro, avrebbero organizzato anche tre incontri settimanali con lei ed altre giovani per consumare rapporti sessuali a pagamento, a fine giornata e in agenzia, dopo aver aperto una bottiglia di vino.
La giovane spiega che sarebbe stato Pampa (“faceva il simpatico, il giovanile”) a contattarla su Facebook nel 2015 su suggerimento di un’amica comune e lei aveva accettato di fare un casting. Come ha raccontato ai poliziotti in lacrime, in quel momento già si immaginava “Miss Città di Palermo” e avrebbe quindi pagato a Pampa 150 euro per un book fotografico e 50 come quota di iscrizione all’agenzia. Una sera, però, sarebbe rimasta sola con lui negli uffici di via Catania e Pampa le avrebbe chiesto di provare un costume rosso, appoggiata alla scrivania e con un telefono in mano.
Poi all’improvviso l’avrebbe presa alle spalle e iniziato a toccarla. Lei l’avrebbe respinto dicendogli “‘ma che stai facendo?’ Io non lo volevo fare…”, ma lui le avrebbe detto di stare zitta e tranquilla, dicendole “tranquilla, non sto facendo niente”. Da lì, secondo la sua versione, avrebbe iniziato a bere per non pensare e “accanto all’apparente normalità fatta di shooting fotografici lui l’avrebbe convinta ad avere rapporti anche con Vicari e con altri uomini”, come scrivono gli investigatori.
La giovane ricorda anche il primo rapporto completo con Pampa, che sarebbe avvenuto in un parcheggio di Capaci dopo una serata a bere in un locale. Lui le avrebbe dato 50 euro e, riaccompagnandola a casa, le avrebbe detto “Vedi? Non è successo niente, sei viva!”. Così, in base alla testimonianza della giovane, sarebbe iniziato per lei un calvario, fatto di rapporti anche tre volte a settimana con i due titolari dell’agenzia: in via Catania, dopo che tutti sarebbero andati via, Pampa e Vicari avrebbero aperto una bottiglia di vino e così sarebbero iniziati i rapporti a pagamento con i due, che le avrebbero dato 50 euro a testa dopo ogni incontro.
“Ero un loro oggetto, se volevano che mi girassi, me lo chiedevano, se volevano che stessi in piedi, la stessa cosa, se volevano un rapporto orale idem”. I rapporti sarebbero avvenuti prima in una stanza con uno e poi in un’altra con l’altro. Una sola volta l’avrebbe fatto con entrambi, ma non le era piaciuto e non sarebbe quindi più accaduto. A volte, riferisce ancora la ragazza, uno guardava l’altro durante gli amplessi con lei e viceversa. Secondo la presunta vittima, anche altre ragazze avrebbero partecipato a questi incontri, che per lei sarebbero andati avanti fino all’estate del 2017. Poi aveva intrapreso una relazione sentimentale con una coetanea (coinvolta anche lei nel presunto giro di prostituzione) e fino a dicembre del 2018, quando la relazione era terminata, aveva sospeso gli incontri a pagamento. “Ma poi ci sono ricascata”, dice.
La giovane ha raccontato molti episodi agli inquirenti e spiegato che Pampa avrebbe avvertito lei e le altre: “Non ne parlate mai per telefono”. In particolare ha ricordato un incontro a pagamento con Pampa e Vicari in un b&b del centro, al quale avrebbe partecipato anche un’altra ragazza (“una scoppiata”, la definisce), che non sempre avrebbe preso denaro in cambio delle prestazioni sessuali. Tra i “clienti” anche “un uomo anziano e bruttissimo, con la pancia e i denti sporchi“. Sarebbe stato Pampa ad accompagnare lei (e poi anche altre giovani) in una casa di campagna di Monreale per incontrarlo ripetutamente.
Un altro episodio è una trasferta a Trapani, in occasione di una fiera vinicola, dove Pampa avrebbe avuto rapporti con lei e altre due ragazze, tra cui quella con cui aveva poi avuto una storia. E proprio con questa ragazza, sempre in agenzia, avrebbero avuto altri incontri a pagamento con i due titolari. Lei però era stata male a vedere l’amica fare sesso con gli indagati ed avrebbero quindi deciso di smetterla.
Poi è successo anche in un hotel di Palermo dopo una sfilata. Pampa avrebbe detto a lei e all’amica che avrebbero potuto restare a dormire nella struttura. La condizione era prostituirsi con un uomo, forse l’organizzatore dell’evento, che le avrebbe pagate. Le ragazze, dopo la sfilata sarebbero effettivamente andate nella stanza del “cliente”, ma sarebbero state poi pagate da Pampa.
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Il giro di prostituzione si sarebbe esteso anche fuori dalla Sicilia, a Milano. La ragazza racconta di un evento legato alla presentazione di cavalli arabi. Sarebbero state presenti diverse ragazze e sarebbero andate a cena con un tale “Woodi”, un certo “Claudio” e un tale “Franco”. L’ultimo avrebbe lavorato anche per Flavio Briatore e aveva un ristorante proprio a Milano. Ognuno degli uomini avrebbe scelto la ragazza che avrebbe preferito e Pampa avrebbe spiegato che avrebbero pagato 200 euro ciascuno per i rapporti sessuali con loro. Le ragazze avrebbero accettato. E la stessa storia si sarebbe ripetuta il giorno successivo, ma sarebbe sorto un intoppo.
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Una delle ragazze, infatti, sarebbe stata male e si sarebbe rifiutata di fare sesso con “Claudio”, che poi si sarebbe infuriato. A quel punto, come racconta ancora la presunta vittima, Pampa avrebbe detto: “Questi ora non ci chiamano più per fare i lavori!”, lasciando intendere che l’agenzia sarebbe stata contattata anche perché le sue hostess e modelle avrebbero accettato i rapporti a pagamento. Per evitare problemi, la giovane avrebbe quindi accettato di andare con “Claudio”.
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