Il coordinamento delle Rianimazioni scrive a Regione Lombardia e chiede di non occupare posti letto in terapia intensiva per pazienti non-Covid
Il coordinamento delle Rianimazioni della Lombardia, in una lettera alla Regione, chiede di non occupare letti in terapia intensiva per altre attività non-Covid. E sostiene, in caso di necessità, di essere pronti a riattivare 500 posti letto in 48 ore. Le richieste, contenute nel documento riservato pubblicato dal Corriere della Sera, testimoniano come la preoccupazione che la terza ondata possa arrivare a breve sia elevata. Attualmente i posti letto occupati nelle Rianimazioni lombarde sono 462. A novembre, con il picco dei contagi, erano mille.
I tecnici, spiega il quotidiano di via Solferino, riflettono su un confronto sull’andamento della prima e della seconda ondata. Il 31 maggio, i ricoverati Covid in Lombardia erano 3.131. Domenica 10 gennaio erano invece 3.598. In primavera, inoltre, era stato raggiunto il picco di 12.009 ricoverati, mentre a novembre la Lombardia è arrivata a 8.391. Ma il dato più preoccupante riguarda la tendenza del virus: in primavera, dalla settima settimana in poi, il numero dei letti occupati da pazienti Covid-19 è iniziato a scendere e non si è mai fermato. Nella seconda ondata, invece, alla 14esima settimana, il saldo delle occupazioni nei reparti è aumentato di 331 unità e continua a salire, mentre nei corrispondenti sette giorni prima dell’estate i reparti continuavano a svuotarsi, con 886 letti occupati in meno.
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Un discorso analogo si può fare anche per le terapie intensive e i decessi. Dopo 14 settimane, nella prima ondata i letti occupati nelle terapie intensive Covid erano scesi a «solo» 170 assistiti il 31 maggio. Erano invece ancora 459 il 10 gennaio. «Abbiamo immediatamente disponibili altri cento posti di terapia intensiva — afferma al Corsera Emanuele Catena, primario di Anestesia e Rianimazione all’ospedale Sacco — Non siamo in una situazione di sofferenza, siamo piatti come curva, ma non riusciamo a scendere. Per il momento i pronto soccorso non ci danno segnali allarmanti, ma per una terza ondata a fine gennaio-inizio febbraio c’è la preoccupazione che i numeri possano risalire in fretta».
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L’analisi elaborata dal Corriere restituisce segnali di alto rischio anche sul dato dei decessi. A differenza della prima ondata (16mila vittime), dove il numero di decessi è iniziato a calare dalla settimana settimana, la seconda (9mila finora) registra un numero di morti in continua crescita a partire da fine dicembre, ossia dalla 13esima e 14esima settimana. Tra il 18 e il 31 maggio, in tutta la Lombardia, erano morte di Coronavirus 593 persone. Tra il 28 dicembre e 10 gennaio, le vittime sono state 919.
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