Il PD si esprime duramente poco dopo l’annuncio di Matteo Renzi di ritirare le ministre dall’attuale esecutivo, aprendo la crisi di governo.
Aveva definito la crisi un grave errore politico. Nicola Zingaretti, e con lui il PD tutto, ha cercato di fare l’impossibile per ricucire lo strappo. Ma le speranze sono fallite e alla fine le cose sono andate esattamente come Matteo Renzi le aveva preannunciato. Il Conte bis non c’è più e la maggioranza è ormai è spaccata. A farne le spese, però, è e sarà l’Italia; e molti saranno coloro i quali pagheranno le colpe di pochi. Così, Nicola Zingaretti, si è espresso duramente pochi minuti fa, commentando l’annuncio di Matteo Renzi circa il ritiro delle Ministre renziane.
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“Da parte di Renzi e Iv c’è stato un atto gravissimo contro l’Italia. Noi avremmo bisogno di nuovi investimenti, di sanità, non abbiamo bisogno di una crisi di governo. E’ un atto contro questo nostro Paese”, ha detto il segretario Pd Nicola Zingaretti, in un’intervista al Tg1 commentando la crisi. A fargli eco c’è Andrea Orlando, che su Twitter tuona: “Un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti”. Non ha, comunque, tutti i torni e, volente o nolente, per certi versi tocca dare ragione ai democratici. Per una volta, tenere il Paese unito aveva più senso che dividerlo. Cercare di restare in piedi era più importante che fare sgambetti. Pensare all’Italia, era più importante delle poltrone. Così, il nostro futuro è di nuovo appeso ad un filo.
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Il partito democratico si riunirà quindi domani mattina. Ci saranno Nicola Zingaretti, ma anche il vicesegretario, il capodelegazione, i capigruppo, i ministri. C’è urgenza, insomma, di fare il punto anche se Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato, spera ancora in un dialogo con Matteo Renzi e insiste per trovarne le ragioni. Il PD, del resto partito di maggioranza, ha sempre spinto per ricucire lo strappo. Ci ha provato anche Goffredo Bettini, su Facebook: “La classe dirigente democratica deve sapersi unire per affrontarle al meglio nell’interesse dei cittadini. Ci sono le condizioni, dopo il buon lavoro con il contributo di tutti sul Recovery Plan, per definire un’intesa di fine legislatura, nei confini dell’attuale maggioranza che in questi mesi ha ottenuto risultati importanti”.
Tuttavia, i buoni propositi non hanno più senso di esistere e ciò che accadrà, ora, è ancora tutto da decidere.
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