I democratici hanno consegnato alla Camera l’atto di accusa nei confronti del presidente uscente Donald Trump, mercoledì 13 gennaio il voto.
Donald Trump fa il bis con le procedure di impeachment. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America, il presidente viene messo sotto accusa per ben due volte durante il suo mandato. In questo caso il tycoon sta scontando il prezzo da pagare per i fatti di Capitol Hill, quando ha incitato un gruppo di manifestanti sovranisti ad assediare il Campidoglio.
A presentare alla Camera il documento sono stati i democratici: quattro pagine in cui vengono riassunte le accuse verso il – quasi – ex comandante in capo. Dalle false dichiarazioni di vittoria contro Joe Biden, all’audio che dimostra le pressioni esercitate sui dirigenti della Georgia per ribaltare l’esito del voto in quello Stato, passando infine per il comizio in cui ha incoraggiato i suoi fan ad attaccare Capitol Hill. Il voto sul provvedimento è previsto per mercoledì 13 gennaio, dal momento che i repubblicani hanno rifiutato di appellarsi al 25esimo emendamento per rimuovere The Donald dal suo incarico.
Le opzioni sono due: o la Camera approva l’impeachment contro Trump e inizia la procedura di accusa del presidente, oppure il vicepresidente Mike Pence fa un passo indietro e invoca il 25esimo emendamentp, assumendo i poteri del comandante in capo fino alla transizione con Joe Biden prevista per il prossimo 20 gennaio. Delle due l’una, ma i democratici non sono disposti a far passare impunita la vicenda di Capitol Hill. Il tempo a disposizione di Pence per prendere una decisione finisce oggi, martedì 12 gennaio.
“I repubblicani hanno respinto questa legislazione con cui proteggere l’America, consentendo agli atti di sedizione scatenati, instabili e squilibrati del Presidente di continuare”, ha dichiarato Nancy Pelosi, presidente della Camera, in un comunicato diffuso dai media statunitensi. E ha aggiunto: “La loro complicità mette in pericolo l’America, erode la nostra democrazia e deve finire”.
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Il processo al Senato – dopo il voto alla Camera – potrebbe svolgersi anche dopo la fine del mandato di Trump, come è stato affermato dal Congresso. E questo potrebbe essere un vero e proprio incubo per il tycoon perché, se alla fine venisse condannato per le accuse, potrebbe essergli impedita la ricandidatura nel 2024. Mentre The Donald sta già pensando a come strutturare la campagna elettorale dei prossimi quattro anni, c’è chi spera di eliminarlo definitivamente dalla vita politica statunitense. Infatti stando a quanto scrive su The Guardian Corey Brettschneider, professore di scienze politiche all’università di Brown, esisterebbe una clausola nella Costituzione americana che prevede anche l’interdizione da qualsiasi ufficio pubblico nei casi di impeachment. In altre parole, all’ex presidente non sarebbe più concesso di fare attività politica.
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Stando a quanto dichiara il deputato dem David Cicilline a Cnn, il suo partito “ha i numeri per approvare” l’articolo di impeachment contro Trump. Ma dovrebbe esserci anche il “sostegno repubblicano” per iniziare la procedura di accusa del presidente. Secondo Politico, invece, la speaker Pelosi si sarebbe assicurata un numero di voti sufficienti per mettere il tycoon instato d’accusa. Almeno 218 deputati dem, infatti, avrebbero firmato la mozione per l’impeachment: è la maggioranza semplice necessaria per approvare il provvedimento alla Camera e mandarlo al Senato.
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