Azzolina torna a parlare del nodo scuola: la Dad non funziona più, serve la riapertura degli istituti. E ancora, servono anche certezze sull’esame di maturità: le decisioni verranno stabilite a breve.
Il nodo scuola è uno dei punti principali sul quale il prossimo decreto del governo dovrà far luce. Se da un lato c’è chi spinge fortemente alla riapertura degli istituti, annunciando la Dad come un fallimento, dall’altro però i governatori di Regione paiono ancora non essere tutti completamente d’accordo. Il ministro sta lavorando in vista della maturità, ha tuttavia spiegato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in un intervento per “Tutti in classe” su Radio 1.
“Abbiamo chiesto agli studenti di farci delle proposte: lo scorso anno ci hanno presentato proposte molto ragionevoli, di buon senso. Credo sicuramente che una decisione la prenderemo a breve, perché i ragazzi a causa dell’incertezza assoluta per le date che slittano come se fossero la tela di Penelope, hanno bisogno quanto meno sulla Maturità di avere certezze che il ministero deve dare”, ha spiegato poi la ministra.
“La DAD non funziona più”
Serve perciò delle certezze precise per un ritorno a scuola in sicurezza. Perché al momento, l’unica cosa certa è che “la didattica a distanza non può più funzionare”. Difficile per gli studenti comprendere il perché non possano tornare tra i banchi, soprattutto quando tutto intorno a loro – quanto meno in alcune Regioni – pare pian piano ripartire. Sempre secondo quanto spiegato dalla ministra dell’Istruzione su Radio 1, “nelle Regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici”.
“I ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità – ha sottolineato Azzolina. Ho fatto tutto quello che potevo fare con il governo: le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni che hanno la possibilità di riaprirle o meno. Sono molto preoccupata, oggi la Dad non può più funzionare, c’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati ed sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica”.
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“È difficile che gli studenti possano comprendere tutto ciò, hanno ragione, capisco le loro difficoltà e frustrazioni: la scuola è un servizio pubblico essenziale, un diritto costituzionale”, ha aggiunto la ministra dell’Istruzione. E ha proseguito: “Ai ragazzi che protestano dico che li capisco: se mi avessero tolto la scuola sarei stata anche io arrabbiata. Ma il governo ha fatto tutto quello che poteva, anche con l’aiuto dei prefetti. A maggio 2020 medici, infermieri e anestetisti mi scrivevano per tenere la scuola chiusa e chiusa è rimasta; oggi ricevo tantissime lettere di madri medico, padri infermieri che mi chiedono di riaprire le scuole, perché stanno vedendo tutte le difficoltà dei propri figli a stare chiusi in una stanza a fare Dad per 5 ore“.
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Ribadendo dunque l’importanza per i giovani di tornare in classe, la ministra ha poi concluso: “Il rischio zero [di contagio ndr.] non esiste, ma non esiste in alcun ambito. Ma all’interno delle scuole il rischio è molto basso, ci sono tanti studi italiani ed europei che ce lo confermano. Il governo ha lavorato molto e bene, sono stati messi in campo i prefetti con i quali sono stati definiti piani territoriali, provincia per provincia, per orari e trasporti: le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni ad avere la possibilità di riaprirle o meno”. Cristallino, poi, l’appello finale: “Io chiedo a tutti di trattare la scuola non in maniera diversa rispetto a come vengono trattate le attività produttive. Le scuole non producono incassi, ma i costi sono lo stesso altissimi: il messaggio deturpante per cui nelle Regioni ‘gialle’ oggi è tutto aperto fuorché le scuole lascia profonde cicatrici“.