Si era appena iscritto alla “piattaforma social trumpiana” anche il leader della Lega Matteo Salvini, prima che diventasse offline.
Sembra continuare la censura dei sovranisti e dei loro leader politici. Dopo il blocco dei suoi account Facebook e Instagram da parte del fondatore Mark Zuckerberg, il presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump poteva contare ancora su una fanbase che si è riversata nel social network alternativo Parler, soprannominato “la piattaforma social trumpiana“. Ma ora non può più. Il sito conservatore è stato messo offline. Secondo quanto fa emergere un sito specializzato in monitoraggi online, l’app è scomparsa dal web. Ed è avvenuto il giorno dopo l’annuncio con cui Amazon, Apple e Google, avevano dichiarato che Parler non sarebbe più stato presente sui loro server.
Le azioni che stanno contribuendo a “cancellare” Trump dal web sono state molto discusse negli ultimi giorni. Non sono stati pochi i cittadini che, pur non essendo necessariamente fan del tycoon, hanno guardato con sospetto la decisione presa da Zuckerberg. Il fatto che dei social media privati esprimano azioni politiche con rilevanza pubblica, decidendo chi può esprimere cosa, è stata vista da alcuni come un atto profondamente controverso. E se la scelta del fondatore di Facebook era stata giustificata dal diretto interessato con la motivazione della policy aziendale contro l’incitamento alla violenza, l’eliminazione dell’app sovranista dagli store di Amazon, Apple e Google sembra essere una pure scelta politica.
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Un attimo prima che Parler chiudesse i battenti, si erano iscritti alla piattaforma anche alcuni esponenti della destra italiana. Primo tra tutti il leader della Lega, Matteo Salvini. Ma anche il senatore leghista Alberto Bagnai e il giornalista del quotidiano La Verità Daniele Capezzone. Proprio nelle stesse ore in cui il capo del Carroccio ha deciso di entrare a far parte della rete sovranista, il social si è visto privato del proprio servizio di hosting web. Fino al momento della sua cancellazione, Parler aveva registrato un alto numero di utenti conservatori, iscritti a scapito di Twitter per l’assenza di censura.
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Il social network dei sovranisti era pieno di messaggi a sostegno dei manifestanti di Capitol Hill, i sostenitori di Trump che hanno assediato il Campidoglio mercoledì 6 gennaio. In più, alcuni utenti avevano incitato a più riprese l’organizzazione di nuove manifestazioni di protesta per l’insediamento di Joe Biden, previsto per il prossimo 20 gennaio. Sono questi i motivi che avrebbero spinto prima Amazon, poi anche Apple e Google, a rimuovere l’app dai propri store.
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