Lunedì 11 è prevista la riapertura delle scuole superiori in presenza al 50% della popolazione studentesca. A stabilirlo un’ordinanza del governo a seguito di una lunga trattativa. Eppure, quanto stabilito sembra non soddisfare tutti, anzi: sono 14 le regioni che hanno predisposto uno slittamento sulla riapertura delle scuole.
Tra strappi e frenate, prosegue l’avanzata in ordine sparso delle regioni sulla riapertura delle scuole superiori. Il governo una decisione l’aveva presa, nonostante le tante difficoltà nel far convergere le diverse voci della maggioranza: il 4 gennaio al termine di un duro consiglio dei ministri si era deciso per la riapertura delle scuole superiori al 50% in presenza a partire dall’11 gennaio. Una decisione travagliata, che vedeva da un lato il fronte aperturista di M5s e Italia viva (che proponeva la data del 7 gennaio), dall’altro il fronte più rigoroso del Pd, che invece premeva per il 15 gennaio. Una decisione, quella del 4 gennaio, che andava già a rielaborare quanto apparso in Gazzetta ufficiale il 29 dicembre: un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che prevedeva, in prima battuta, una riapertura delle scuole il 7 gennaio. Insomma, già così la storia della riapertura delle scuole sembra abbastanza travagliata. Ma c’è di peggio.
A complicare la questione, le decisioni indipendenti delle regioni. Ora arriverebbe addirittura a 14 il numero di regioni che ha deciso di rinviare ulteriormente il ritorno a scuola, nonostante un confronto con il territorio fosse già stato fatto nei famosi incontri tra governo e prefetti. Quegli incontri avrebbero dovuto determinare un piano di battaglia per mettere in sicurezza i trasporti proprio in vista della riapertura delle scuole. A giudicare dalle decisioni delle regioni, forse non hanno centrato l’obiettivo, o forse i presidenti di regione non si fidano di quanto concordato dai prefetti. Fatto sta che ormai vige la regola “ognuno per sé”. E si apre un ventaglio di opzioni. Molise e Puglia, ad esempio, avrebbero deciso di lasciare a casa anche gli alunni delle medie e delle elementari. Previsto un rientro al 1 febbraio, invece, in Calabria, Veneto, Friuli-Veneza-Giulia e Marche. Nel Lazio per le superiori è prevista la didattica a distanza al 100% fino al 17 gennaio (stessa cosa per Molise e Piemonte), mentre in Emilia-Romagna e Lombardia le lezioni online dureranno fino al 24 gennaio. In Sicilia si opta per una Dad fino al 16 gennaio per scuole elementari e medie, e fino al 30 gennaio per le scuole superiori. In Umbria, infine, didattica “esclusivamente a distanza” fino al 23 gennaio per le superiori.
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Le polemiche
Intanto, a fronte di questo caos, in politica riscoppiano le polemiche. Da un lato un M5s deluso, dall’altro un Pd che cerca di fare da paciere e riconciliare gli animi. La ministra Azzolina – stando a quanto riportato dalla Repubblica – avrebbe confidato ad alcuni parlamentari: “La verità è che i ragazzi sono sempre gli ultimi, è stato un giochino fatto ad hoc, senza pensare a tutti quei ragazzini che dalla dad sono penalizzati per i motivi più diversi. E a quelle regioni dove neanche i bambini delle elementari sono ancora tornati a scuola”. La ministra, secondo il giornale, si sarebbe sentita tradita dal Pd. Sulla questione arriverebbe anche la risposta di Nicola Zingaretti: “Abbiamo sempre e giustamente difeso al massimo la didattica in presenza di elementari e medie. Ma per quanto riguarda le superiori è perfino superfluo dover ricordare che se i contagi aumentano in questa misura è sbagliato allentare le regole, mettere a rischio le persone e prolungare il blocco delle attività per un prevedibile aumento e prolungato aumento dei contagi”. Un attacco politico arriva anche dalla capogruppo M5S in Commissione Istruzione al Senato Bianca Granato, che lancia l’affondo da un lato a “Franceschini che tiene chiusi musei, luoghi di cultura e i siti archeologici, si riempiono la bocca di cultura ma questa dove è? Dall’altra il presidente Bonaccini che fino a pochi giorni fa aveva detto che era tutto pronto per la riapertura delle scuole superiori nella sua regione ma oggi ha rinviato al 25/1. Probabilmente Zingaretti non era pronto per la riapertura e gli altri sono stati condizionati”.
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