La campagna per il vaccino anti Covid non sta andando come dovrebbe. Il problema sono l’approvvigionamento delle fiale e la mancanza di coloro che somministrano i vaccini. Gli infermieri disertano il bando come vaccinatori.
Gli infermieri e gli assistenti sanitari hanno snobbato il bando della Protezione Civile. Il bando prevedeva il reclutamento di 12mila tra infermieri e assistenti sanitari. Le adesioni di infermieri che si sono resi disponibili a vaccinare sono state effettivamente poche. Dal calcolo, ancora non definitivo sono solo 3.980, 408 invece gli assistenti sanitari. Però restano ancora da esaminare altre 4.997 domande.
La motivazione di questo dato sta nelle condizioni poste agli aspiranti vaccinatori. Infatti, a scoraggiare i partecipanti pare siano soprattutto questioni di prudenza. Per gli aspiranti vaccinatori, per lo più liberi professionisti o pensionati, non è stata prevista infatti la priorità della vaccinazione. Sono gli operatori degli ospedali e delle RSA hanno al momento questa priorità. Inoltre, anche le condizioni economiche hanno fatto desistere dall’inviare la domanda di partecipazione anche i più volenterosi.
Il bando per vaccinatori
Al bando della Protezione civile pubblicato a marzo, avevano aderito quasi diecimila persone. Questo prevedeva il reclutamento di personale a supporto della task force della Protezione Civile. «In questo caso – spiega Nicola Draoli, consigliere del comitato centrale della Fnopi (la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) – il bando si rivolge ad una platea di pensionati, ma immagino che non se ne trovino così tanti, e di liberi professionisti.
Sia liberi professionisti che pensionati però non sono rientrate nella prima fascia dei vaccinati. Questa motivazione ha distolto dal partecipare al bando tali categorie. “Secondo noi era ovvio prevedere almeno un’attenzione particolare per questi infermieri e decidere di vaccinarli al pari degli altri. Oltretutto, l’operazione avviene attraverso un’agenzia di lavoro e questo costituisce un impedimento di natura contrattuale per un infermiere libero professionista con partita Iva. C’è una stortura normativa e fiscale.” Puntualizza Draoli. “E poi, l’impegno economico garantito è la metà di quello dei medici, pur essendo richiesto lo stesso servizio. Nel primo bando, invece, le condizioni erano sicuramente molto più vantaggiose».
Per Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, la bassa adesione al bando era prevedibile. «Hanno mandato la domanda in pochi semplicemente perché gli infermieri non ci sono. Da quando è scoppiata l’epidemia tutti stanno cercando infermieri. Le case di riposo hanno fatto carte false per poterne trovare. Quindi, viste le condizioni del bando per la vaccinazione o si prendono quelli disoccupati oppure come si può pensare che un infermiere lasci il proprio lavoro per nove mesi e per essere assunto per di più da un’agenzia di reclutamento? Tutti sanno che la carenza di infermieri è ciclica: l’abbiamo affrontata nel 2000 ‘importando’ circa 30mila operatori dall’estero, per lo più dai Paesi dell’est e dal sud America. In una situazione pandemica mondiale è ovvio che questa soluzione non è immaginabile».
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I medici in alternativa agli infermieri per le vaccinazioni
Il commissario speciale Domenico Arcuri presenta un’alternativa a questo problema della mancanza di infermieri come vaccinatori. Questa alternativa potrebbero offrirla i medici. Ad aderire al bando sono stati 14.808 medici mentre erano stati richiesti solo 3.000.
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«Probabilmente non tutti i medici verranno assunti, il bando – chiarisce Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) – prevede che potranno partecipare solo i medici che non svolgono un’attività assistenziale all’interno del servizio sanitario nazionale». Per rinforzare la squadra dei vaccinatori aumentando il numero dei medici, toccherà in ogni caso aumentare il budget stanziato.