Morte di Stefano Cucchi, al processo sui depistaggi parla uno degli otto militari imputati: «Il tono era di rimprovero. Il comandante mi disse: troppi dettagli medici, così sembra una excusatio non petita»
«Il mio superiore Luciano Soligo mi disse: “che c’hai i dottori a Tor Sapienza? Le annotazioni dei piantoni Colicchio e Di Sano vanno cambiate, sono troppo particolareggiate, sembra una excusatio non petita. Sembra che sia successo qualcosa, sembra che stiano mettendo le mani avanti”».
Lo ha affermato in aula il luogotenente dei carabinieri Massimiliano Colombo Labriola, nel processo che lo vede imputato assieme ad altri sette militari dell’Arma per presunti depistaggi alle indagini a seguito della morte di Stefano Cucchi. Labriola, accusato di falso, all’epoca dei fatti era comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi fu portato il 16 ottobre del 2009 per trascorrere la notte in cella di sicurezza.
«Note su Cucchi? Mi disse di cambiarle»
Nel corso dell’interrogatorio è tornato sulle annotazioni scritte dai due piantoni su quanto avvenuto quella notte. Annotazioni che i militari avrebbero dovuto inviare in Procura, che aveva aperto un fascicolo sulla morte del geometra romano. Soligo, anch’egli imputato, nell’ottobre del 2009 era comandante della Compagnia Montesacro.
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«Mi chiamò Soligo – ha detto nell’aula bunker di Rebibbia l’imputato – la mattina del 27 ottobre e mi chiese se avessi letto le annotazioni. Aveva un tono di rimprovero. Mi disse che le annotazioni erano troppo particolareggiate, nel senso che sembrava che avessero fatto un referto, con valutazioni medico-legali. Dopo che mi ha mosso queste contestazioni, io dissi che le avevo già trasmesse alla stazione Appia e lui mi riferì che non erano state rassegnate all’autorità giudiziaria».
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Il 27 ottobre Soligo «venne in stazione e volle vedere Di Sano e Colicchio. Chiese se i detenuti giravano liberamente in caserma o venivano accompagnati. Il riferimento era all’annotazione di Di Sano. A questa contestazione mossa in presenza dei due carabinieri ha detto che le annotazioni andavano cambiate, ribadendo che erano bozze e che non erano state trasmesse all’autorità giudiziaria. Io percepii il dover cambiare le annotazioni come un ordine. Soligo non ha specificato come e chi le dovesse modificare e io non ho dato nessun input di correzione».