Secondo il virologo Galli l’aumento dei contagi rappresenta il prezzo da pagare per le libertà lasciate ai cittadini prima di Natale.
L’emergenza Covid sembra un serpente che si mangia la coda. Ovunque si tiri, la coperta è troppo corta. E il governo si ritrova a dover scegliere se tutelare la salute dei cittadini oppure avviare la ripresa economica di un Paese in ginocchio. Lo dimostra l’aumento dei contagi di coronavirus, avvenuto questa settimana dopo un mese di curva epidemiologica in discesa. Per questo motivo in un’intervista rilasciata a La Repubblica Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano e primario dell’ospedale Sacco di Milano, ha accusato il governo di essere stato troppo indulgente nel periodo pre natalizio. Gli assembramenti nelle vie dello shopping nei giorni prima di Natale, secondo l’esperto, avrebbero causato i casi positivi riscontrati in questi giorni.
Durante la prima ondata di coronavirus l’indirizzo dell’esecutivo giallorosso è stato chiaro: chiudere tutto per proteggere i cittadini e il sistema sanitario. Per questo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato il lockdown per circa due mesi su tutto il territorio italiano, nonostante ci fossero zone a basso rischio di contagio nel Paese. Durante la seconda ondata le cose sono cambiate. Governo e Regioni hanno iniziato un rimpallo di competenze: nessuno voleva assumersi la responsabilità di chiudere e penalizzare ancora le attività commerciali, pur sapendo che un nuovo picco della curva epidemiologica fosse imminente. Alla fine si era quindi optato per la divisione dell’Italia in zone di rischio (rossa, arancione, gialla), lasciando una certa libertà per i cittadini. E ora che tanti esperti preannunciano un terza ondata di contagi, cosa farà Palazzo Chigi? Manterrà la linea dura adottata durante le feste oppure preferirà dare respiro a piccoli imprenditori e lavoratori?
Per Galli, la tutela della salute deve essere la priorità assoluta. “Quando prima del 24 dicembre ci si arrabbiava per la riapertura e l’assalto allo shopping natalizio non era per rovinare i commercianti. Quei pochi giorni di libera tutti hanno determinato questi dati“, ha detto. Quindi ora è importante non ripetere gli errori della seconda ondata, e restare in massima allerta. “E’ chiaro che siamo allarmati. Qualcosa di simile è già capitato circa tre mesi”, ha ricordato. E ha spiegato: “Anche allora ci guardavamo intorno e pensavamo di essere bravini, andavamo meglio degli altri Paesi. Non era la logica giusta”.
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Non solo, quindi, sono legittimi i provvedimenti a cui si sta pensando per il post Natale. Secondo il virologo andavano presi prima: “Magari si potevano prendere anche prima. Certe Regioni che sono rimaste sempre gialle, come il Veneto, hanno dato segnali preoccupanti di una ripresa dell’epidemia. Meno si riduce la mobilità, più lentamente scende la curva dei contagi. Se poi ti rilassi troppo, puoi aspettarti un aumento. Il coronavirus fa questo: appena trova un po’ di spazio lo occupa“.
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È importante seguire la curva epidemiologica, con particolare attenzione alle zone in cui il rischio di contagio è più alto, anche per l’economia, come ha detto Galli. Per questo “non è sbagliato tentare di conciliare le misure antivirus con alcune aperture. Però non si può stare a combattere continuamente con i cromatismi. I tira e molla sono pesanti, anche per l’economia. È peggio avere continui apri e chiudi che una situazione netta. Se poi appena affermi la liceità di una cosa questa viene interpretata come un liberi tutti allora resta solo il lockdown”.
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