Vulva di cemento alta 33 metri sulla collina: bufera sull’artista

Enorme vulva di cemento sulla collina, l’artista travolta dalle critiche degli ultraconservatori. L’opera, costruita in Brasile, è «una ferita creata dal loro odio»

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L’opera di Juliana Notari

Su una collina dello Stato di Pernambuco, in Brasile, è comparsa una vulva gigante. In realtà è un’opera d’arte, s’intitola «Diva», ed è stata realizzata dalla scultrice Juliana Notari. La scultura è di 33x16x6 metri. Ma è, soprattutto, una provocazione nei confronti del governo di Jair Bolsonaro e delle sue tendenze misogine e maschiliste. E sul caso il web si è spaccato a metà: l’artista è stata apprezzata da molti, ma allo stesso tempo ferocemente criticata (anche con toni volgari) dai supporter del presidente Bolsonaro.

Tanti lavoratori di sesso maschile

Notari ha presentato «Diva» sui social. L’opera è in cemento armato ed è stata eretta sul terreno di un ex zuccherificio per «mettere in discussione il rapporto fra natura e cultura nella nostra società occidentale fallocentrica e antropocentrica». Un’opera fisicamente molto impegnativa, alla quale hanno contribuito numerosi uomini. «Sono servite più di 40 mani per far nascere “Diva”, più di venti uomini che lavoravano in uno sforzo erculeo sotto il sole alto, tra tanta musica e scherzi – scrive la scultrice -. “Diva” è una Land Art, un enorme scavo a forma di vulva/ferita di 33 metri di altezza, 16 metri di larghezza e 6 metri di profondità, ricoperto di cemento armato e resina».

E aggiunge: «In “Diva”, uso l’arte per dialogare con domande che si riferiscono alla problematizzazione del genere da una prospettiva femminile… Problemi che stanno diventando sempre più urgenti. Dopotutto, sarà cambiando la prospettiva della nostra relazione tra umani e tra umani e non umani, che ci consentirà di vivere più a lungo su questo pianeta e in una società meno disuguale e catastrofica».

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Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro

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Una vulva come una ferita in sangue

In realtà l’opera è una ferita sanguinante, un urlo di rabbia contro la violenza sulle donne. Forte della recente, storica legalizzazione dell’aborto in Argentina, il movimento femminista sudamericano è tornato ad alzare la testa e a reclamare rispetto e diritti anche in Colombia e Costa Rica. Più sui sociale che nelle piazze, data la pandemia. E in Brasile, le proteste partono proprio da «Diva».

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«”Diva” è una possibilità, perché taglia il discorso pieno d’odio del patriarcato strutturale in Brasile, che continuamente rafforzato dall’estrema destra di Jair Bolsonaro», ha commentato la scultrice Notari sorpresa da tanto clamore sui social.

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