Andarsene dall’Italia non è un’attrattiva solo per i pensionati, ma anche per tutti i professionisti dello Smart Working che sognano di cambiare vita
Smart Working è stata delle parole chiave del 2020: ma potrebbe diventare il futuro di milioni di persone anche quando la pandemia sarà finalmente solo un brutto ricordo. In alcuni paesi le norme sono già pronte ad accogliere chi vuole cambiare vita e residenza.
L’Italia è molto lontana dalle caratteristiche di paesi che da un punto di vista di infrastrutture digitali e linee ad alta velocità di connessione, sono decisamente più avanti del nostro. Un limite tangibile del nostro paese. Lo si vede con la difficoltà della didattica a distanza in numerose province, visto che molte aree viaggiano ancora con il modem a 56k. La digitalizzazione globale è lontana: l’Italia, per la sua conformazione, poco si presta e lo sviluppo in molte aree resterà lento.
Tanto vale andarsene: molti lo hanno fatto prima della pandemia; tanti quelli che pensano che, se proprio si deve lavorare in smart working, tanto vale farlo dove la vita costa di meno o piace di più.
Ma le norme per l’accesso in determinati paesi resta difficile: e la Brexit ha ulteriormente complicato le cose.
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L’Islanda sta puntando molto a lavoratori professionalizzati pronti a trasferirsi nell’isola. Ci sono programmi specifici, aiuti economici, permessi di soggiorno agevolati, forti sgravi fiscali. L’Islanda ha subito un pesantissimo crollo nel turismo e dunque punta a rilanciarsi offrendo ospitalità a chi – per un periodo medio lungo, o addirittura definitivo – è pronto ad accettare una scommessa non facile.
Non tutti, soprattutto gli italiani, potrebbero abituarsi a un clima rigido, con mesi freddissimi e bui. Ma l’Islanda resta un paese dove la qualità della vita è decisamente molto alta. Il programma Working in Iceland punta proprio a chi lavora in remoto. Ma chi arriva deve portare anche soldi: uno stipendio minimo di 6mila euro al mese. Smart Worker che guadagnano così tanto in Italia ce ne sono?
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Un programma simile è quello proposto da Dubai: dodici mesi per ambientarsi e decidere se trasferirsi definitivamente. Bisogna dimostrare di avere un lavoro in regola, con una busta paga di 5mila euro al mese senza costare nulla all’amministrazione degli emiri. Occorrono un’assicurazione sanitaria e una domanda appoggiata da qualche organizzazione commerciale o istituzionale locale.
Anche trasferirsi ai Caraibi costa: le Isole Cayman chiedono un reddito annuo non inferiore ai 100mila dollari (più di 8mila euro al mese), se si è da soli. Se si trasferisce con tutta la famiglia la cifra di fatto raddoppia. Molti paesi, Santo Domingo o i piccoli arcipelaghi di Trinidad & Tobago e Antigua, accolgono continuamente italiani che dopo una vacanza decidono di non tornare più in Italia. Basta pagare e avere un’attività, o aprirne una.
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Smart Working o meno sono decine gli italiani che ogni anno – e non parliamo di pensionati – salutano e se ne vanno. Madagascar, Thailandia, Malesia, Capo Verde le location internazionali più battute.
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