Muore a 51 anni di setticemia all’ospedale di Reggio Calabria. Era un sospetto caso Covid. Il fratello sporge denuncia alla Polizia
Trattato come un sospetto caso di Covid, muore nel pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria dopo 13 ore dal primo ricovero a Polistena. E’ la storia di Maurizio Frana, 51 anni, deceduto attorno alle 22 del 29 dicembre. Lo riporta oggi la Gazzetta del Sud. Questa mattina il fratello Massimo ha presentato una denuncia al Commissariato di Polizia di Polistena chiedendo che siano accertate eventuali responsabilità.
La denuncia del fratello
“Non so se i ritardi siano stati incisivi sulla morte di mio fratello”, scrive nella querela. “Ma probabilmente se si fosse intervenuti per tempo probabilmente l’epilogo sarebbe stato differente e non sarebbe rimasto vittima di una semplice infezione e quindi di malasanità“. Secondo quanto scrive Massimo Frana nella denuncia, il fratello Maurizio, arrivato nell’ospedale di Polistena poco dopo le 9, è stato sistemato nella tenda Covid per accertare l’eventuale positività. Alle 17.30, dopo i primi risultati, il trasferimento a Reggio Calabria per sospetto Covid.
Al Ps “Covid free” di Reggio
A Reggio, riferisce ancora Massimo, il tampone era negativo e Maurizio è stato trasferito al pronto soccorso ordinario dove è morto intorno alle 22 per uno choc da stato settico. Massimo Frana ha anche scritto, sulla propria pagina Facebook, una lettera aperta al sindaco di Polistena, Marco Policaro.
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Nella lettera ricorda che il fratello “aveva subìto, sempre nell’ospedale di Polistena, un intervento ad una gamba nel mese di luglio e in quel caso gli era stato eseguito il tampone, con esito negativo. Poiché l’intervento sembra non fosse andato nel migliore dei modi, Maurizio aveva subìto un nuovo intervento a settembre e un nuovo tampone con esito sempre negativo. Si recava a seguito dell’intervento pressoché quotidianamente nell’ospedale di Polistena per essere medicato. Nonostante ciò, Maurizio si lamentava con mia sorella di fortissimi dolori alla gamba, con emissione di pus e sangue da dove era stata praticata l’incisione”.
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Massimo conclude: “Per setticemia si moriva ancora nell’Ottocento. Non lascerò nulla di intentato per individuare e colpire possibili responsabilità”.