L’esecutivo insiste, ma Regioni e sindacati rimangono scettici sul rientro a scuola il 7 gennaio. Da un recente sondaggio, inoltre, la popolazione scolastica è assolutamente contraria: il 90%, tra professori e Ata, dicono “no”. “Mancano le condizioni”.
Manca poco alla conclusione delle festività natalizie, e dal 7 gennaio il governo sta puntando alla consueta riapertura delle scuole. Tuttavia, secondo quanto emerso da un sondaggio che la rivista specializzata Orizzonte Scuola ha condotto in queste ore, pare che il 90% del personale che lavora quotidianamente all’interno degli istituti non sia d’accordo al ritorno tra i banchi. A dire “no” al rientro il 7 gennaio sono infatti professori e personale Ata, perché al momento mancherebbero tutte le condizioni per poter permettere una riapertura in sicurezza.
Alla rilevazione hanno partecipato un totale di 15.433 utenti del portale Orizzonte Scuola, invitati dalla redazione dello stesso sito ad esprimere la la loro opinione sull’imminente rientro in classe. La domanda posta ai partecipanti è stata la seguente: “Ci sono le condizioni per il ritorno in classe?“. A chiusura del sondaggio, la risposta è stato quasi unanime: 14.109 utenti, ovvero il 91,42% dei partecipanti alla rilevazione, hanno detto “no” alla riapertura della scuola, ritenendo che allo stato attuale non esistono le condizioni di sicurezza necessarie.
Sono stati solo 1207 (ovvero ovvero il 7,82% dei partecipanti) gli utenti che, tra professori e personale Ata, si sono dichiarati invece favorevoli alla riapertura il 7; mentre 117 sono coloro che ancora non hanno sviluppato un’opinione sulla faccenda.
Si tratta chiaramente di un sondaggio informale, quello somministrato da Orizzonte Scuola. E sebbene la popolazione scolastica, quella che vive tutti i giorni la scuola sulla propria pelle, sia contraria al rientro senza le dovute certezze e condizioni adeguate, il premier Conte non pare abbia intenzione di cambiare idea. L’esecutivo insiste infatti sulla riapertura al 7 gennaio, con la presenza al 50% degli studenti delle superiori. Tuttavia è forte il fronte degli scettici, che non solo trova spazio nei sindacati e tra i dirigenti scolastici, ma anche all’interno della stessa maggioranza.
Sempre come spiegato da Orizzonte Scuola, le Regioni particolarmente contrarie al ritorno tra i banchi questa settimana temono un’eventuale richiusura delle stesse per un passaggio in zona aranciona o rossa – dato che il CTS sta valutando la rivisitazione degli stessi parametri di Rt. Al momento, le regioni più a rischio (dati gli ultimi dati sulla pandemia) sono il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, l’Emilia Romagna, le Marche e la Calabria. Eppure, anche Campania e Puglia sarebbero intenzionate a posticipare la riapertura in tempi più maturi.
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Anche i sindacati stanno facendo sentire la loro voce in merito alla faccenda. “La riapertura della scuola il 7 gennaio è troppo rischiosa. Stiamo prendendo atto dell’aumento dei contagi di questi giorni. Il 18 gennaio potremmo avere un’idea dell’andamento epidemiologico e decidere a ragion veduta”, spiega infatti la segretaria Snals Elvira Serafini.
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Mentre dalla Cisl Scuola e dalla Uil Scuola si accusa il governo di far confusione. “I dirigenti scolastici continuano a fare e disfare orari, le famiglie sono confuse”, quando al momento la scuola dovrebbe invece “essere al centro della campagna di vaccinazione”. L’Anief, che incalza, chiede poi “almeno due settimane di rinvio per fare i test a studenti e personale scolastico“. Dal fronte dirigenti scolastici – riporta ancora Orizzonte Scuola – viene infine chiesto lo “stop alle polemiche politiche fra Regioni e Governo”, e auspicato un ritorno tra i banchi “solo se non ci sono rischi per l’incolumità di studenti e personale”.
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