Il premier Conte ha aperto al rimpasto di governo per accontentare Matteo Renzi, ma per il senatore di Rignano servono cambiamenti.
Un rimpasto di governo, o un “Conte ter”. Sembrano essere queste le due opzioni possibili per risolvere la crisi innescata da Matteo Renzi, leader di Italia viva. Il senatore di Rignano, saldo nelle sue posizioni, non smette di lanciare frecciatine al premier. La minaccia è sempre la stessa: se non otterranno ciò che vogliono, i renziani faranno cadere l’esecutivo. E l’ha ribadita lunedì 4 gennaio in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera: “Le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto sono persone serie. Stanno al governo perché hanno delle idee, non per vanagloria. Se queste idee non piacciono, noi non siamo come gli altri: le poltrone le lasciamo. Capisco che in tempi di populismo ciò suoni stravagante, ma si può fare politica anche senza incarichi istituzionali. Oggi tocca al premier decidere se ciò che abbiamo detto su vaccini, Mes, cantieri da sbloccare, scuola e cultura, è degno di nota oppure no“.
I cambiamenti voluti da Renzi
Le polemiche di Renzi nei confronti del governo vertono su tre punti fondamentali: il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), il Recovery Fund e le nomine dei servizi segreti. L’ex premier vorrebbe finanziare la sanità pubblica con il Fondo Salva Stati, stanziare su cultura e turismo i 9 miliardi di euro previsti originariamente dal Recovery Plan per la sanità, e affidare la delega sui servizi segreti a qualcuno che non sia Conte. In tutta risposta il presidente del Consiglio ha aperto all’ipotesi rimpasto, e iniziano già a fioccare le prime ipotesi di sostituzione dei ministri. Stando a quanto fa sapere La Stampa la prima potrebbe riguardare il Ministero della Difesa, che potrebbe essere “ceduto” al renziano Ettore Rosato. In questo modo Lorenzo Guerini – in quota Pd – andrebbe a occupare il Viminale, obbligando l’attuale ministra Luciana Lamorgese ad abbandonare il Ministero dell’Interno.
Rimpasto o Conte ter?
Sono giorni di profonda incertezza sul destino del Conte bis. Comunque vadano le cose, Renzi ha dichiarato – sempre al Corriere – che non accetterà un accordo in cambio di un ministro e qualche sottosegretario in più. Al contrario, come riportato più su, gli esponenti di Iv sono pronti a dimettersi al primo segnale del proprio leader. Ma per quanto riguarda le modalità in cui il governo dovrebbe cambiare, l’ex sindaco di Firenze non si è sbilanciato. “Non so che formula prevarrà”, ha ammesso. E ha aggiunto: “So che questo è il tempo di mettere al centro l’interesse dell’Italia e degli italiani contro gli egoismi di parte. L’appello del presidente della Repubblica (Sergio Mattarella, ndr) nel messaggio di fine anno perché prevalgano le ragioni dei ‘costruttori’ mi sembra saggio e illuminante“.
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Conte è davvero aperto al confronto?
Il premier Conte ha dichiarato più di due settimane fa di essere disponibile al confronto con i partiti di maggioranza, anche per valutare l’ipotesi di un rimpasto di governo, a patto che Italia viva non dettasse condizioni. Eppure Renzi non si è smosso di un millimetro dalle sue posizioni. E oggi, a proposito dell’apertura del presidente del Consiglio, ha sottolineato: “Non so da cosa derivi” questa impressione che Conte sia disposto a siglare un accordo con Iv. “So che l’ultimo giorno dell’anno – ha aggiunto – l’avvocato Conte ha disertato il Senato dove stavamo discutendo una legge di Bilancio da approvare in 24 ore, senza possibilità di fare emendamenti pena l’esercizio provvisorio. Siamo stati costretti a questo scandalo dai ritardi dell’esecutivo e tutto il Senato ha espresso il proprio rammarico per la mortificazione del Parlamento”.
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Infine Renzi ha concluso con una provocazione: “In quel momento il presidente anziché venire in Aula a scusarsi, ha scleto di fare una conferenza stampa senza aspettare nemmeno per garbo che i senatori finissero i lavori. E in quella conferenza stampa – ironia della sorte – Conte ha risposto alle sollecitazioni di Italia viva dicendo: ‘Ci vediamo in Parlamento’. Lo aspettiamo al Senato, allora, che posso dire di più?“. La battaglia è ancora – totalmente – aperta.