La lentezza delle vaccinazioni che preoccupa il governo

Il V-Day del 27 dicembre ha dato il via, dapprima in maniera simbolica, alla campagna vaccinale in Italia. A distanza di una settimana, però, nel Paese le vaccinazioni non sembrano procedere in maniera spedita. Delle 479.700 dosi a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale, attualmente quelle iniettate sono solo 122.528. E il governo inizia a mostrare i primi segni di preoccupazione. 

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Nella giornata del 27 dicembre in Italia è stata iniettata la prima dose di vaccino anti-Covid, segnando l’avvio di una campagna che ha avuto inizio contemporaneamente in tutta Europa, ma che in Italia sembra procedere a rilento. A distanza di una settimana, delle 479.700 dosi attualmente a disposizione, sono solo 122.528 quelle iniettate, stando agli ultimi dati del governo. C’è da dire che la campagna vaccinale sta procedendo a rilento un po’ in tutta Europa, Germania compresa. E l’Italia in questo quadro non si piazza neanche male, ottenendo un secondo posto in tutta l’Ue. Eppure, qualcosa inizia ad essere chiaro: l’Italia potrebbe subire un rallentamento nel calendario vaccinale, se i ritmi restassero quelli attuali. E nel governo inizia a crescere la preoccupazione, stando a quanto riportato dall’Ansa. La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova avrebbe parlato di “insufficienza e poca chiarezza“. Tante le possibili cause dietro il ritardo, prima tra tutte la carenza di personale. Tanto che Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, avrebbe avanzato l’ipotesi “di fare ricorso a medici e infermieri che sono andati in pensione negli ultimi quattro anni e che siano volontariamente disponibili a farsi carico diparte del lavoro e contribuire alla campagna vaccinale”. L’apprensione appare palpabile soprattutto durante il vertice di governo con il premier Conte, i capigruppo di maggioranza, il ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, e i membri del Comitato Tecnico Scientifico.

Il caso Lombardia e i “medici in ferie”

A preoccupare è soprattutto la Lombardia, che attualmente raggiunge un 5% di vaccinazioni e che, nonostante la criticità della situazione Covid nella regione, non sembra stare al passo con le vaccinazioni. A peggiorare la situazione il commento dell’assessore alla Salute della Lombardia Giulio Gallera, che punta il dito anche su “quelle regioni che hanno fatto la corsa per dimostrare di essere più brave di chissà chi. Noi siamo una regione seria“. Insomma, per Gallera la corsa della altre regioni alla vaccinazione sarebbe una competizione per la gloria. Il commento si aggiunge a un altro scivolone dell’assessore, che aveva affermato: “Abbiamo medici e infermieri che hanno 50 giorni di ferie arretrate, non li faccio rientrare in servizio per un vaccino”. A commentare quella che sembra una giustificazione, anche Gianluigi Spata, presidente della Federazione regionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri della Lombardia: “Io temo che al di là delle ferie manchi il personale. Bisogna assolutamente reclutare medici e infermieri per poter partire in maniera decisa con questa campagna, che non può permettersi ritardi”. Sulle parole di Gallera è arrivato anche il commento della Lega, che ha preso ufficialmente le distanze dall’assessore: “Le dichiarazioni dell’assessore non sono state condivise e non rappresentano il pensiero del governo della Lombardia“.

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Tensione nel governo

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L’attacco di Italia viva questa volta arriverebbe dalle parole della ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova, che parte dai vaccini, passando al sistema sanitario, per arrivare a colpire direttamente la gestione dell’emergenza: “Si verifica l’insufficienza e la poca chiarezza sul Piano vaccinale. Se si vuole uscire da questo stallo dando un messaggio chiaro ai cittadini c’è un solo modo: continuare il puntuale tracciamento e far chiarezza sul piano vaccinale“. Insomma, per Teresa Bellanova il piano vaccinale non è soddisfacente né nel metodo né nell’efficienza: “Il solo messaggio restate in casa è evidente che psicologicamente ed economicamente ai cittadini non basta più. A fronte di un sacrificio che chiediamo alle persone, dobbiamo dare certezze. E io, per i dati che leggo, ancora ne vedo poche”, sostiene la ministra.

Qualche insoddisfazione arriva anche dalla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che sul Corriere si è detta “arrabbiata” per l’attuale situazione italiana, sanitaria e politica, in piena campagna vaccinale: “Qui si discute e intanto l’epidemia avanza, resta pericolosa. Non è il momento di perdersi in chiacchiere. L’andamento dell’Rt è in risalita così come il numero dei positivi. Non si può affrontare una campagna vaccinale con gli ospedali sotto pressione, col rischio che gli operatori sanitari siano occupati nell’assistenza ai malati Covid“. Proprio a causa della situazione critica, sul fronte vaccinale il governo sta “valutando la possibilità di turni serali, notturni e festivi di somministrazione per consentire a chi esce dal lavoro di utilizzare quelle ore“. Resterebbero, però, due criticità: la prima, di lungo corso, riguarda la carenza di personale medico; la seconda riguarda gli spazi di somministrazione del vaccino, su cui si attendono altri dettagli.

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Il parere dei governatori

Intanto – stando a quanto riportato dall’Ansa – i governatori della Lega avrebbero chiesto di “garantire subito quanto promesso dal governo: personale sanitario per effettuare le vaccinazioni” per non rischiare “di mettere ulteriormente sotto stress un sistema già stremato“. Molto critico il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, che sui social afferma: “Visto che, con ogni probabilità, andremo incontro a un periodo di nuove restrizioni dolorose per cittadini ed economia, è fondamentale accelerare la campagna dei vaccini“. Poi ancora, un attacco al governo: “Israele ha dimostrato che con regole e procedure appropriate in pochi giorni è stato immunizzato 1 mln di persone. Parliamoci chiaro: non sono le Regioni a rallentare l’iter dei vaccini. Servono dosi, in quantità massiccia, serve personale che il Governo deve assumere e mandare nelle regioni e strumenti che deve acquistare la struttura commissariale nazionale“.

Infine un commento critico arriva anche dagli addetti ai lavori, attraverso le parole di Toti Amato, componente del direttivo della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, che sottolinea “la necessità e l’urgenza di vaccinare tutti i medici e chi lavora nella sanità a strettissimo contatto con i cittadini e i pazienti. Certo è che non si può procedere in ordine sparso, con il passa parola o utilizzando liste appese alle porte che creano inevitabilmente assembramenti e attese snervanti“. Insomma, le parole d’ordine sono sempre le stesse: organizzazione e risorse, le due croci storiche dell’Italia. La speranza è che in questo caso. la tradizione non venga riconfermata.

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