La pandemia ha avuto un forte impatto anche e sopratutto sul mondo del lavoro. Gli stipendi, di conseguenza, ne hanno risentito sia positivamente sia negativamente. Importanti perdite si sono verificate nel settore della moda, della ristorazione e del turismo. Stessa cosa non si può dire del settore farmaceutico e della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). La consulenza HR di Gi Group, nel suo 28esimo Rapporto Retribuzioni di Odm Consulting, ha evidenziato quali paghe hanno subito delle variazioni in questo periodo.
La decisione del Governo di istituire il lockdown durante la prima ondata ha provocato un rallentamento generale del mercato del lavoro. Se si va ad osservare nel dettaglio , però, ci sono delle forti differenze tra i diversi settori nelle dinamiche retributive. «La pandemia e la decisione del Governo di dichiarare il lockdown a livello nazionale ha comportato un periodo di sospensione delle attività che ha coinvolto circa due terzi delle imprese. – afferma Miriam Quarti, Senior Consultant e Responsabile area Reward & Engagement di Odm Consulting. – Di conseguenza si è verificata una riduzione della produttività industriale. Anche il mercato retributivo ne ha risentito. I settori che non rientravano nei cosiddetti servizi essenziali, ad esempio, sono stati penalizzati rispetto a quelli che hanno potuto continuare ad operare» conclude.
Cinque i settori che hanno registrato un aumento dello stipendio. Si tratta delle attività che non hanno risentito affatto del lockdown perché considerate attività essenziali. Parliamo della logistica, quindi i corrieri, la grande distribuzione, il settore farmaceutico così come quello alimentare. A questi si aggiungono quelle attività che forniscono gas, acqua ed energia elettrica. Lo stipendio, in questi casi, è aumentato di circa 600 euro, con un picco di 1.000 euro nell’industria farmaceutica.
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Rientrano in questa categoria le attività che, al contrario delle precedenti, hanno risentito della pandemia. Quali sono? Il commercio al dettaglio, l’abbigliamento e il settore moda, il settore alberghiero e il turismo, il tessile e i pubblici esercizi. I forti rallentamenti hanno provocato anche un taglio negli stipendi: nel commercio al dettaglio, ad esempio, si è arrivati a contare un meno 500 euro. In altri casi, la diminuzione è stata di 300 euro circa.
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Della variazione delle retribuzioni ne hanno risentito in misura minore quei settori che già presentano una paga più alta della norma: il settore finanziario per i dirigenti, il settore dell’industria per gli operai e gli impiegati.
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