Bunker extra-lusso per evitare il contagio da Covid-19: ecco la nuova moda di miliardari (e non solo). Prezzi stellari, comfort lussuosi ma anche rischi e pericoli
Altro che mascherine, distanziamento sociale o igienizzante. Sono i bunker sotterranei il nuovo mezzo preferito dai super-ricchi (e non solo) per sfuggire al contagio da Coronavirus. Una moda, quella dei rifugi sotterranei, partita dagli Stati Uniti e ora diffusa in ogni angolo del pianeta. In Brasile, ad esempio, ce ne sono attualmente 63 e il mercato cresce a un ritmo del 20% l’anno. Ma questa moda non riguarda solo milionari, miliardari e o chi si prepara per l’apocalisse (i cosiddetti «prepper» negli Usa), perché in tanti, preoccupati che la crisi sanitaria e quella economica possano peggiorare in futuro, stanno investendo nei bunker antivirus.
Aumentano domande e prezzi
Il numero di richieste per questi rifugi è letteralmente schizzato alle stelle in questi ultimi mesi. Le domande, però, non sono legate soltanto alla pandemia di Covid-19, ma riguardano ogni tipo di catastrofe: dal terremoto all’asteroide, da un’ipotetica terza guerra mondiale allo tsunami. E l’aumento della domanda ha ovviamente fatto alzare anche il prezzo dell’offerta. Lo confermano diverse aziende produttrici, come la Survival Condo di Larry Hall – interpellato da Bbc News Brasil – o Justin Jones, direttore delle vendite di UK Prepping Shop, che a Sky News ha confermato come i loro affari siano aumentati del 487% nel giro di 12 settimane. Quadruplicate (a detta dell’azienda stessa) infine le vendite della Rising S. Company, la quale sta producendo bunker pronti per la consegna in qualsiasi parte del mondo.
Anche il gruppo Vivos, una rete mondiale di rifugi sotterranei situati negli Stati Uniti e in Europa, ha registrato un aumento di oltre il 2.000% nelle richieste di informazioni, incrementando del 500% il fatturato rispetto a prima dell’emergenza sanitaria. Il fondatore e Ceo dell’azienda, Robert Vicino, ha spiegato ai media britannici che il profilo dei clienti non è cambiato con la pandemia. L’azienda ha infatti avventori sia di classe media sia di classa alta e offre loro diverse tipologie di bunker con diverse fasce di prezzo. A cambiare, racconta Vicino, sono invece le motivazioni che spingono le persone a chiedere informazioni: non semplice curiosità, «ma sono pronte ad assicurarsi un posto finché possono». Per se stessi e le loro famiglie.
Grigi rifugi bellici? Macché!
Quando si pensa a questi bunker non bisogna però immaginarseli come dei rifugi bellici. Anzi: «I bunker usati dai nostri padri e nonni non erano molto comodi», osserva Robert Vicino. «Allora erano grigi. Erano di metallo, come una nave o comunque aveva un aspetto militare. La verità è che l’umanità non può sopravvivere, a lungo, in un ambiente così spartano e cupo». Oggi, invece, un bunker può essere un alloggio caratterizzato da tecnologie all’avanguardia e, secondo Vicino, tutti i rifugi del suo gruppo sono stati costruiti per durare centinaia di anni e resistere alle esplosioni nucleari. Per questo sono attrezzati e forniti per operare per almeno un anno in autonomia, senza la necessità che i residenti tornino in superficie. Le strutture resistono inoltre ad agenti chimici e biologici, terremoti, impulsi elettromagnetici, inondazioni e qualsiasi tipo di attacco armato.
La più grande comunità di sopravvivenza sul pianeta si trova nel Sud Dakota. Si chiama Vivos xPoint, una volta era Fort Igloo. Comprende 575 bunker realizzati dall’esercito statunitense durante la Seconda guerra mondiale ed è il rifugio ideale per 575 famiglie. La popolazione, sotterranea, può inoltre arrivare fino a 20.000 persone: il listino prevede un costo di 35.000 dollari, pagamento anticipato una tantum, più un canone annuo di 1.000 dollari. Il finanziamento non è sempre possibile.
Per i clienti che cercano un’esperienza più lussuosa, invece, l’azienda offre Vivos Europa One, con sede in Germania. Il complesso, costruito dai sovietici, offre 34 appartamenti privati con prezzi a partire dai due milioni di dollari. Ci sono 232 metri quadri di area privata per ogni famiglia, con la possibilità di aggiungere un secondo piano. Ogni acquirente sceglie il modello del progetto e gli optional che vuole includere nel suo appartamento, come una palestra, un bar o una piscina. C’è poi un sistema di tram per il trasporto dei residenti attraverso il rifugio, il ristorante, il teatro, le caffetterie, la piscina e le aree giochi.
Tutti i comfort possibili
Come Vicino, anche Larry Hall afferma che l’obiettivo è garantire non solo la sicurezza fisica dei residenti, ma anche il benessere psicologico. Le aree comuni includono piscina, spa, sauna, palestra, cinema, parete per arrampicata, bar, biblioteca, aula, sala giochi e perfino clinica medica e studio dentistico. Vengono inoltre accettati gli animali domestici, a patto che non siano aggressivi. Vi è anche una sorta di mercato di cibi in scatola, che i clienti non devono però pagare, dato che il canone pagato comprende una fornitura di cibo di cinque anni a testa.
L’apice si tocca infine con l’Oppidum, in Repubblica Ceca, definito come «il più grande rifugio per miliardari nel mondo». Le strutture top-secret (progetto congiunto tra l’Urss e la Cecoslovacchia), sono state costruite in anni tra il 1984 e il ’94. Oggi ogni alloggio del sito viene costruito secondo le specifiche dell’acquirente e di base include un giardino sotterraneo, una cantina, un cinema, una piscina e una spa. Sebbene molti possano ritenere superflui questi servizi, i costruttori sostengono che queste caratteristiche siano fondamentali per la sopravvivenza. «Questi rifugi sono a lungo termine, un anno o più – spiega Vicino -. È meglio che chi decide di viverci stia comodo».
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Claustrofobia e riciclo dell’aria
La permanenza prolungata sottoterra porta anche a degli aspetti negativi. Che può essere la claustrofobia, o qualcosa di più. Ecco perché alcuni clienti chiedono che all’interno dei bunker ci siano delle «finestre». In realtà si tratta di televisori a led che mostrano le immagini di un ambiente esterno e cambiano dal giorno alla notte a seconda dell’ora. Ma c’è pure il problema dell’aria: sebbene diverse aziende del settore sostengono che i loro sistemi di filtrazione dell’aria siano efficaci contro il virus, non c’è alcuna garanzia che una persona non possa infettarsi all’interno delle strutture sotterranee.
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«I bunker non proteggono dal virus: là sotto hai lo stesso livello di protezione del soggiorno di casa». Ma «la gente è preoccupata per le conseguenze, per gli eventi che potrebbero seguire la pandemia, come la scarsità di cibo, acqua, sicurezza», afferma a Bbc News Brasil Brian Camden, proprietario della Hardened Structures in Virginia. La sua azienda, prima della pandemia, riceveva dalle 20 alle 30 chiamate a settimana; mentre adesso sono più di 50 e ha smesso di accettare nuovi «ordini».