Conte cede a Renzi: i passi indietro del premier per salvare il governo

Conte cede a Renzi: i passi indietro del premier per salvare il governo

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

Il nuovo anno si apre con un tentativo di pacificazione all’interno della maggioranza: il premier Conte vuole andare incontro a Renzi.

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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, potrebbe essere il primo a fare un passo indietro nel dibattito aperto all’interno della maggioranza. Con l’arrivo del nuovo anno non si sono arrestate le polemiche di Matteo Renzi, leader di Italia viva, sulla gestione dell’emergenza coronavirus da parte del suo stesso governo. In particolare sulla distribuzione dei fondi europei del Recovery Plan. Ma perché il premier sarebbe disposto a sotterrare l’ascia di guerra? Innanzitutto perché sembra essere saltato il suo “piano B”, cioè l’ipotesi di essere sostenuto da un gruppo di parlamentari “responsabili”. Tanto che la notizia è stata smentita dai diretti interessati, come riporta Il Giornale. Da Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, a Giovanni Toti, leader di Cambiamo, il centrodestra si è dissociato dalla possibilità di appoggiare il Conte bis.

I passi indietro di Conte

L’incontro con i leader della maggioranza

Al numero uno di Palazzo Chigi dunque non resta che fare un passo indietro e piegarsi alle condizioni dei renziani. La prima mossa potrebbe essere incontrare i leader delle forze politiche che formano l’attuale maggioranza. Il colloquio dovrebbe avvenire prima del Consiglio dei ministri (Cdm), fissato per mercoledì 6 gennaio, e potrebbe incentrarsi su un “documento aperto” del premier sul Recovery Plan, per superare i nodi che impediscono all’esecutivo di andare avanti sul progetto europeo. Ma anche per trattare sui servizi segreti, le cui nomine sono un altro argomento di discussione tra Conte e Renzi. Iv ha infatti chiesto a più riprese la delega venisse affidata a una persona che non fosse lo stesso premier.

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L’ipotesi di un rimpasto

Se l’incontro con i leader di maggioranza non dovesse bastare, il premier ha messo in conto la possibilità di un rimpasto di governo. Stando a quanto fa sapere La Stampa, una delle sostituzioni potrebbe riguardare il Ministero della Difesa, che potrebbe essere “ceduto” al renziano Ettore Rosato. In questo modo Lorenzo Guerini – in quota Pd – andrebbe a occupare il Viminale, obbligando l’attuale ministra Luciana Lamorgese ad abbandonare il Ministero dell’Interno. Sull’ipotesi rimpasto Conte aveva già espresso la sua disponibilità al confronto a metà dicembre 2020, ma ora l’eventualità sembra essere sempre più verosimile.

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Le dimissioni

Le aperture del presidente del Consiglio, tuttavia, potrebbero non portare i risultati sperati. Dopo settimane di discussioni accese e di minacce di crisi, a Renzi potrebbero non bastare un paio di poltrone da ministro per i suoi esponenti politici. I ministri di Italia Viva potrebbero formalizzare le proprie dimissioni, costringendo di fatto Conte ad aprire una crisi. Ma il premier non sembra essere intenzionato a farsi da parte e – appoggiato da M5s, Pd e Leu – potrebbe accettare solo un “Conte ter”.

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Matteo Renzi, leader di Italia viva. Credit: Matteo Renzi Facebook

E le elezioni?

Tra le ipotesi sempre meno gettonate c’è il ritorno anticipato alle urne. Le elezioni infatti sembra non volerle nessuno, tranne l’opposizione. Non le vuole il Movimento 5 stelle, che secondo i sondaggi non arriverebbe al 14 per cento e – dopo il taglio ai parlamentari – perderebbe diversi seggi in Aula. Non le vuole il Partito democratico, considerato anche il fatto che in queste ore si vocifera che i ministri dem Dario Franceschini o Lorenzo Guerini potrebbero essere due “candidati” per formare un nuovo governo, sostenuto da questa stessa maggioranza. E non le vuole nemmeno Italia viva, responsabile dell’intera crisi, con il suo flebile 3 per cento nei sondaggi.