Vaccino Covid, poche le seconde dosi: Londra pensa a un mix

Di fronte alla carenza della seconda dose del vaccino Covid, a Londra si cercano soluzioni alternative

Il quadro generale sul fronte del vaccino Covid non è né semplice né chiaro. Se da una parte si corre alla produzione di un sempre maggiore numero di dosi, diventa molto problematico riuscire a procedere alla distribuzione e somministrazione del vaccino.

Vaccino Covid, andamento lento

In Italia si ipotizzano non meno di 65mila vaccinazioni al giorno: il che significa un anno, forse quindici mesi, per arrivare alla copertura di quel 70% di popolazione che è l’obiettivo minimo per immunizzare una componente sensibile della popolazione.

Ma in Inghilterra ci sono preoccupazioni per la cosiddetta seconda dose, che praticamente non è ancora stata distribuita. Inizialmente si ipotizzava la seconda iniezione dopo tre settimane, poi dopo un mese.  E intanto la mutazione genetica del virus, denominata B.1.1.7, corre e si fa aggressiva.

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Vaccini diversi?

Fa discutere la possibilità di mischiare due vaccini. Ossia di utilizzare quello di Oxford per la prima dose e quello di Pfizer-BioNTech per la seconda, o viceversa, in un singolo paziente. Un’eventualità che allarma diversi esperti e sulla quale non si hanno molte garanzie.

Nel frattempo l’NHS, il servizio sanitario nazionale britannico, lavora senza soste e appronta un manuale per tutti i suoi operatori che denunciano troppa confusione e approssimazione nelle procedure.

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Il mix and match

Quando all’opzione del ‘mix and match’, il missaggio di diversi vaccini per completare sia la prima che la seconda dose di vaccino dosi, i ricercatori continuano le proprie valutazioni con la collaborazione delle aziende farmaceutiche che stanno producendo i flaconi.

Gli esperti americani, interpellate dal New York Times si dicono in disaccordo.  “I vaccini non sono intercambiabili – dice il Centers for Disease Control and Prevention – inoltre, l’efficacia e la sicurezza di queste tecniche alternative di somministrazione non sono state ancora testate: le due dosi dovrebbero essere dello stesso prodotto vaccinale”.

Stefano Benzi

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