Deliveroo, tribunale Bologna sentenzia: usa algoritmo che discrimina i rider. “I rider non sono macchine”, ha detto il giudice.
Non recarsi a lavoro perché ammalati non è la stessa cosa di non andare per motivi futili. Si tratta di un principio piuttosto ovvio, ma non per la piattaforma di consegna cibi a domicilio Deliveroo e dell’algoritmo che utilizza, denominato Frank. Il giudice del tribunale di Bologna lo ha definito un algoritmo “discriminatorio“, sottolineando che “i rider non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti”. La Cgil ha definito questa sentenza “una svolta epocale nella conquista dei diritti e delle libertà sindacali nel mondo digitale”.
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“Per la prima volta in Europa un giudice stabilisce che ’Frank’ è cieco e pertanto indifferente alle esigenze dei rider che non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti”, dice la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti. E aggiunge: “Il ranking reputazionale declassa allo stesso modo, senza alcuna distinzione, sia chi si assenta per futili motivi, sia chi si astiene dalla consegna per malattia o per esercitare il diritto di sciopero.
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Il Giudice ha ritenuto quindi che il modello di valutazione adottato dalla piattaforma di food delivery era il frutto della “scelta consapevole” dell’azienda di privilegiare la disponibilità del rider, senza mai considerare le ragioni del suo possibile mancato collegamento alla piattaforma poiché come afferma il Tribunale: ‘quando vuole, la piattaforma può togliersi la benda che la rende ‘cieca’ o ‘incosciente’ rispetto ai motivi della mancata prestazione lavorativa da parte del rider e, se non lo fa, è perché lo ha deliberatamente scelto’. Il provvedimento costituisce un fondamentale passo avanti nel percorso che ci vede da sempre impegnati nella tutela del lavoro, dei lavoratori dalla nuova economica digitale”, chiosa.