Recovery plan, ancora non convince la bozza del documento. Rimangono le linee fondamentali già emerse giorni fa: più fondi alla Sanità e alle opere di infrastrutture. Scremati e rivisti i progetti minori.
Gli incontri tenutisi ieri al ministero dell’Economia, con il ministro Roberto Gualtieri e con Vincenzo Amendola, titolare degli Affari europei, hanno riguardato la bozza del Recovery plan, uscita con un documento ancora in fase di discussione di 153 pagine. Fogli, questi, che come spiegano le fonti confermerebbero gran parte delle cifre emerse già nelle scorse settimane, e che sono divise in “pietre miliari” e “obiettivi” come chiesto dalla Commissione Ue.
Tra questi, si parla di quasi 5 miliardi da rivolgere allo sviluppo dei pagamenti digitali, di 9 miliardi da destinare alla sanità per i servizi assistenza di prossimità, telemedicina e digitalizzazione, ma anche di altri 7 miliardi che verranno rivolti alla ristrutturazione degli ospedali. All’istruzione (potenziamento della DAD e diritto allo studio) saranno affidati 10,6 miliardi, mentre gli incentivi per la cultura e il turismo si assesterebbero a 3,5.
L’allegato alla bozza di Recovery plan, che dettaglia i 52 progetti per l’impiego dei circa 200 miliardi di euro di fondi europei ricavati dal Next Generation Eu, ancora non convince la delegazione di Italia Viva. Saranno perciò necessari altri incontri, dato che sui contenuti ancora li “separa un abisso”. Anche se la nuova bozza di Palazzo Chigi conferma comunque le linee guida e le cifre emerse nei giorni scorsi, sebbene con qualche aggiustamento e specificazione sulle modalità di impiego delle somme.
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Nella bozza del Recovery plan verranno sfoltiti i progetti (al momento 52), così che il governo possa soprattutto concentrarsi alle prerogative più importanti. Si parla, chiaramente, di un focus che andrà a coprire (e quindi a stanziare più fondi per) la digitalizzazione della Pa, la transizione verde, le infrastrutture e la Sanità. Il piano di impiego dei fondi europei, nel caso proprio della Sanità, prevede in effetti un incremento delle risorse rispetto a quei 9 miliardi che sono stati già inclusi nella bozza del documento. Incremento che, si intende, vuole coprire la realizzazione di nuovi ospedali, ad esempio.
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In una revisione di priorità, nei prossimi giorni si discuterà sul come e quanto scremare le proposte, che potrebbero essere o cancellate, o magari rifinanziate in questo senso da altri tipi di strumenti. Come spiegato dal Messaggero, ad esempio, i 140 milioni dell’agricoltura digitale potrebbero essere finanziati dai fondi strutturali europei, così come anche i 220 milioni del piano Editoria 5.0, i 600 milioni per i microprocessori, i 220 milioni per le fonti rinnovabili in Sardegna e una serie di altri stanziamenti di minori. Stanziamenti che, se risparmiati, permetterebbero di recuperare diversi miliardi da rivolgere al finanziamento dei focus più importanti.
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