«Polmonite virale sconosciuta a Wuhan»: così è iniziata la più grande emergenza sanitaria del secolo. Dalle rassicurazioni dell’Oms all’esplosione della pandemia di Covid-19. Le immagini-simbolo del 2020
«Le autorità cinesi hanno avviato un’indagine sulla diffusione di una polmonite virale nella Cina centrale». Ha inizio così quella che Leonard Berberi, in un interessante articolo pubblicato sul Corriere della Sera, definisce «la più grande emergenza sanitaria mondiale degli ultimi cento anni» ripercorrendo dichiarazioni ufficiali e notizie apparse sulla stampa nelle prime settimane dell’incubo Covid.
Emergenza che parte dai lanci delle agenzie di stampa internazionali del 31 dicembre 2019 che parlano di 27 persone con una polmonite «di origine sconosciuta» a Wuhan, sette delle quali ricoverate in «condizioni critiche». Aggiungendo poi che «la maggior parte lavora nel mercato del pesce della città», del quale viene avviata la sanificazione oltre a un’indagine sulle cause.
Inizialmente la Cina teme il ritorno dell’incubo Sars dei primi anni Duemila. E la voce (infondata) diventa subito virale online, tanto che la polizia di Wuhan inizia a sanzionare alcune persone per aver pubblicato false informazioni sul web. «La causa della diffusione non è chiara — precisano i funzionari locali sul Quotidiano del Popolo —. È più probabile che si tratti di un altro tipo di polmonite grave».
L’autorità sanitaria cinese aggiunge: «I primi test di laboratorio non hanno trovato alcuna apparente trasmissione da uomo a uomo e nessuno del personale medico che ha curato i contagiati è stato infettato. Le indagini sulle cause dell’infezione sono in corso». In quelle stesse ore — come ha ricostruito un anno dopo il New York Times — le autorità locali invitavano i cittadini «a non farsi prendere dal panico», mentre la Commissione nazionale di Sanità inviava degli esperti a Wuhan per capirne di più.
Quello stesso giorno di un anno fa, la Cina avverte l’Organizzazione mondiale della Sanità che pubblica l’annuncio ufficiale il 5 gennaio. «I sintomi clinici delle persone ricoverate sono principalmente febbre, con alcuni pazienti che hanno difficoltà a respirare e radiografie del torace che mostrano lesioni evidenti di entrambi i polmoni. L’Oms sconsiglia l’applicazione di qualsiasi restrizione ai viaggi o al commercio con la Cina sulla base delle informazioni attualmente disponibili su questa vicenda».
La prima vittima accertata si registra l’11 gennaio 2020. È un 61enne cinese e i test preliminari parlano di un «nuovo tipo di coronavirus». Il primo caso positivo fuori dai confini nazionali risale invece al 13 gennaio, quando una donna cinese viene messa in quarantena in Thailandia. Una settimana più tardi Zhong Nanshan (tra i massimi esperti della Commissione della salute pubblica cinese) conferma che il virus è trasmissibile da persona a persona e il 21 gennaio ricompaiono i termoscanner per misurare la temperatura ai viaggiatori in arrivo da Wuhan all’aeroporto romano di Fiumicino.
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Il 22 gennaio nella riunione d’emergenza Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, sostiene che «il nuovo coronavirus non rappresenta ancora un’emergenza internazionale». Ma il 23 gennaio in Cina inizia il lockdown per milioni di persone che vivono a Wuhan e nella provincia di Hubei e il 24 gennaio si registra il primo caso europeo, in Francia. Il 21 febbraio l’Italia scopre il suo «paziente uno» a Codogno. L’indomani il Governo decreta la zona rossa per dieci comuni del Lodigiano e per quello padovano di Vo’ Euganeo, dove vive la prima vittima italiana.
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La stessa Oms, come ricordano le agenzie del il 31 dicembre 2019 citate da Berberi, aveva criticato la Cina per aver comunicato un numero inferiore di soggetti con la Sars nel 2003. Pechino risponde cacciando l’allora ministro della Salute, Zhang Wenkang, per la gestione non soddisfacente della crisi sanitaria. Solo nel maggio 2004 l’Oms dichiara la Cina libera dalla Sars. Oggi, un anno dopo le prime notizie, in Cina la vita è torna quasi alla normalità. Ma non nel resto del mondo, dove i contagi hanno toccato quota 83 milioni, con oltre 1,8 milioni di morti.
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