La fine del Conte bis si avvicina: i primi giorni del nuovo anno saranno fondamentali per capire quale sarà l’assetto del governo nel 2021.
La tensione nella maggioranza ormai si taglia con il coltello. La frattura aperta da Matteo Renzi, leader di Italia viva, preannuncia la crisi governo, ma le posizioni dei partiti di maggioranza non sono ancora totalmente chiare. A partire dal Partito democratico. Rispetto alle minacce del senatore di Rignano, i dem si limitano a schierarsi “contro atteggiamenti e azioni che rischiano di degenerare in avventure politiche confuse, e in percorsi senza prospettive”, ha detto il segretario Nicola Zingaretti. E ha sottolineato: “Non sarebbe giusto, anche perché c’è da difendere un patrimonio di realizzazioni e indirizzi politici conseguiti, insieme a tutta la maggioranza che sostiene il governo, in questi mesi”. Stando a queste parole, sembra che il Pd tenda a lasciare tutto com’è, con il governo giallorosso e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla guida del Paese.
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Andare al voto anticipato?
Tuttavia non è proprio così. O almeno non per tutti. Recentemente infatti alcuni esponenti hanno fatto di tutto per ricordare a Renzi che, se aprisse la crisi, ci sarebbe il rischio di andare al voto anticipato. Rischio che all’ex premier non vale la pena correre, visto che il suo partito supera a stento il 3 per cento nei sondaggi. Tra i dem che hanno fatto tali dichiarazioni c’è il ministro Dario Franceschini, che ha detto: “Se si aprisse la crisi, tanto varrebbe andare a votare. Conte contro Salvini e ce la giochiamo”. Una partita che al Pd non conviene, sempre tenendo gli occhi sui sondaggi: al momento la Lega sarebbe il primo partito d’Italia e gli basterebbe l’alleanza con le altre forze di centrodestra per vincere a mani basse le elezioni. La dichiarazione di Franceschini, quindi, si limitava probabilmente a voler spaventare Renzi.
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Sostenere Conte e rilanciare l’azione di governo?
L’astio verso il Movimento 5 stelle sembra essere nulla rispetto all’antipatia che i dem nutrono verso il loro vecchio compagno di partito. Per questo Zingaretti, nel suo intervento, ha deciso almeno in parte di sostenere Conte e l’esecutivo giallorosso. Dall’altra parte però ha ricordato i nodi che ancora devono essere sciolti all’interno della maggioranza. “Da settimane abbiamo chiesto con grande nettezza e chiediamo tanto più ora, un rilancio dell’azione di governo, del quale il progetto di Recovery fund è parte fondamentale ma non l’unico”, ha detto il segretario del Pd, con parole che però sanno di astensione. In altri termini: il Partito democratico fa quello che gli riesce meglio, aspettare di prendere una decisione e nel frattempo porsi nel mezzo. In questo modo non si dovrebbe prendere le responsabilità di una eventuale crisi, ma potrebbe scaricare i pentastellati se dovesse rivelarsi necessario. Al momento non c’è certezza sulle mosse che i dem adotteranno in futuro. Non resta che attendere le novità che porterà con sé il nuovo anno.