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Cronaca

Vaccino, chirurgo rimandato a casa “spettava a me la fiala di De Luca”

Vaccino Covid, «Io, chirurgo, rimandato a casa: spettava a me la fiala di De Luca». Il chirurgo del Cotugno convocato e rimandato a casa senza effettuare la vaccinazione anti-Covid.

Il chirurgo Luigi Ricciardelli, 51 anni, è il primo nella lista delle riserve e degli esclusi convocati alle 13, nel v-Day, all’ospedale Cotugno. Il dott. Ricciardelli è da 13 in servizio nella stessa azienda, ed è stato rimandato a casa senza effettuare la vaccinazione anti-Covid.

Avrebbe dovuto essere sua la dose data al governatore Vincenzo De Luca?
«Mia o di un altro collega in fila o di un infermiere che lavora in prima linea, non ne faccio una questione personale».

Ma lei cura anche i malati Covid?
«Sono stato il primo a operare un paziente colpito dal Coronavirus al Cto, durante la prima ondata della pandemia, e assicuro consulenze mediche anche al pronto soccorso del Cotugno e dello stesso Cto. Ma non perché più bravo, solo per dovere: fanno lo stesso altri professionisti. Io sono uno dei tanti, non un eroe».

È stato anche in quarantena?
«Fortunatamente no».

Suoi colleghi in reparto sono stati contagiati?
«Uno tra loro, 4 infermieri e 5 pazienti nello stesso corridoio, dove lavoro. Questo durante la prima ondata della pandemia, ma il rischio è all’ordine del giorno».

Ritiene che De Luca avrebbe dovuto dare la precedenza agli operatori sanitari nella vaccinazione, adottando la linea del capo dello Stato Sergio Mattarella?
«De Luca ha una personalità forte, qualsiasi sua decisione credo avrebbe scatenato reazioni: pro e contro, come dimostra anche l’esito controverso del sondaggio del Mattino.it».

Lo hanno attaccato in tanti, dal sindaco Luigi de Magistris alla vicepresidente del Consiglio regionale Valeria Ciarambino. Qual è la sua opinione?
«Non ho un parere così netto, anche se faccio anche io politica con Italia Viva. In qualità di responsabile della sanità in Campania, la sua adesione immediata alla campagna può essere un segnale: ma a chi ha dato l’esempio, in questo caso? A medici e infermieri?».

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Per questo, sarebbe stato meglio dare la priorità ai professionisti come lei che operano in prima linea?
«Ma il governatore è più importante di me… E, in caso di malattia dovuta al Covid, è comunque più facile sostituire me, nonostante la carenza di personale sanitario in organico, che il presidente della giunta regionale. Ma vorrei dire sottolineare che lui non è stato l’unico inserito con un criterio diverso da quello della “prima linea”».

Cioè?
«Secondo le raccomandazioni del ministero della salute, pubblicate sul sito istituzionale, il vaccino avrebbe dovuto essere somministrato esclusivamente a medici e infermieri e ospiti delle residenze sanitarie assistenziali e, io ritengo, in particolare agli operatori in servizio nei Covid Center, in rianimazione, in chirurgia, in pneumologia, al pronto soccorso e in infettivologia, e non anche a dipendenti o dirigenti amministrativi».

Ne ha visti diversi nei box allestiti nella tendostruttura davanti al pronto soccorso?
«Sono arrivato alle 11 e rimasto fino alle 13: ne ho contati 4 o 5. Sia chiaro: anche loro hanno diritto alla fiala, al secondo giro a mio avviso, in quanto non hanno contatti diretti con gli ammalati».

Di qui le proteste. 
«Non sono stato l’unico a sollevare il caso. E, in qualità di segretario aziendale di Fesmed, la federazione dei medici dirigenti, ho intenzione di scrivere una nota ai vertici dell’ospedale dei Colli. Ma senza polemizzare. Anzi, vorrei sottolineare anche altro».

Prego.
«La giornata è stata organizzata in maniera straordinaria, così come tutta l’azienda ha dimostrato di essere un modello nella gestione delle varie fasi della pandemia».

Però…
«Ritengo che avrebbero dovuto indicare i primi cento da vaccinare nel vDay in base alla classe di rischio, prediligendo chi è più esposto. Ma apprezzo che, dopo i rilievi, gli stessi vertici si siano adoperati per recuperare, il 30 e 31 dicembre e il primo gennaio, in modo da richiamare chi non ha avuto la possibilità di fare il vaccino domenica scorsa».

LEGGI ANCHE: Miozzo (Cts) su vaccino: per medici e infermieri deve essere obbligatorio

C’è almeno un venti per cento di operatori sanitari in Campania che, però, dice no alla prevenzione.
«Che errore: il vaccino è l’unico modo per passare all’attacco e sconfiggere il virus».

Cosa suggerisce?
«È fondamentale vaccinare quanto prima tutto il personale esposto a rischio, ma l’operazione richiede comunque tempo».

Nell’attesa che si raggiunga l’immunità di gregge, che ne pensa delle limitazioni rafforzate adottate in Campania?
«Condivido in questo le scelte del governatore, perché si è visto com’è andata a finire appena si sono un po’ allentate le prescrizioni: è diventato tutto una festa, si è esagerato. Meglio controllare e tenere a freno, riducendo così il pericolo di una terza ondata».

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