Esplode la polemica all’interno della maggioranza sull’obbligo vaccinale ai dipendenti pubblici: è scontro tra la ministra Dadone e sottosegretaria dem alla Salute, Sandra Zampa.
Vaccino si, vaccino no: o meglio, quanto è lecito imporre al vaccinazione contro il coronavirus a determinate categorie? Se ne è parlato per medici, infermieri ed operatori sanitari, ora il dibattito si sposta sui lavoratori pubblici. All’indomani del “VaxDay”, che ha aperto la stagione del vaccino contro la pandemia di Covid 19 in Italia, si innesca una polemica all’interno del governo sulla possibilità di rendere l’inoculazione obbligatoria ai dipendenti del settore pubblico. Ad innescare lo scontro è una dichiarazione della sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, del Partito Democratico. Nel corso della trasmissione televisiva Agorà su Rai3 la Zampa ha infatti dichiarato: “Credo che l’obbligatorietà del vaccino debba essere una pre-condizione per chi lavora nel pubblico“. La sottosegretaria ha poi rincarato la dose, aggiungendo: “Se ci dovessimo rendere conto che evidentemente c’è un rifiuto che non si riesce a superare, penso che nel pubblico non si possa lavorare”. Una presa di posizione netta e poco “interpretabile”: chi lavora nel settore pubblico deve vaccinarsi.
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Ad una affermazione così decisa ha risposto, in giornata, la ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone: “Non sono grande appassionata dell’obbligo in campo vaccinale“ ha subito specificato: “Il governo si è raccomandato e penso che una raccomandazione forte sia il modo migliore per raggiungere l’immunità di gregge”. Per poi aggiungere: “Usciamo da un anno molto complesso con 70mila cittadini uccisi dal Covid. Che oggi si discuta su come obbligare alla vaccinazione, lo trovo un modo assurdo di affrontare la situazione”.
Una posizione altrettanto netta, che tra l’altro ben rappresenta le origini politiche della ministra, che arriva a dirigere il dicastero alla Pubblica Amministrazione proveniendo dalle fila del Movimento 5 Stelle, che al variegato mondo “No Vax” ha spesso e volentieri strizzato l’occhio, se non proprio rappresentandolo politicamente. La risposta decisa ed evidentemente dura della ministra Dadone alla sottosegretaria Zampa racconta un conflitto molto profondo, che fa riferimento alle culture politiche di appartenenza: come non ricordare il duro scontro tra l’allora ministra alla Sanità Lorenzin – parliamo del governo Renzi – e proprio il Movimento 5 Stelle, allora all’opposizione, sul tema dell’obbligo del vaccino anti-influenzale? Un tema delicato, su cui i 5 Stelle hanno dovuto imporsi un cambio di atteggiamento, essendo forza di governo durante una pandemia mondiale.
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Una ambiguità che si è evidenziata anche in un’altra polemica, che è deflagrata a livello social, tra il mondo “No Vax” e Vito Crimi, additato alla stregua di un traditore per aver celebrato il “VaccineDay” sui social. “Finalmente arrivato, il nostro primo passo sulla via del ritorno alla normalità perduta” aveva scritto Crimi, “continueremo a dare il massimo, con responsabilità e impegno, per raggiungere al più presto la luce in fondo al tunnel. Una luce che da oggi, con l’avvio del piano nazionale di vaccinazione, è un po’ più vicina. E lo sarà sempre più, giorno dopo giorno. Forza e coraggio, insieme andiamo avanti, insieme ne usciamo”. Le risposte sono immaginabili: da “Traditore” a “Fatevelo prima voi politici” per arrivare a “siete al soldo delle multinazionali”. D’altronde aver dialogato per anni – e anche con convinzione, in alcuni casi – con settori sociali esplicitamente anti-vaccino e tendenzialmente complottisti qualche conseguenza non poteva non averla. Ed infatti, utilizzando un detto di saggezza popolare, tutti i nodo vengono al pettine.
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