Il virologo Andrea Crisanti smentisce le parole del Governatore del Veneto Luca Zaia, secondo cui l’alto numero di contagi nella regione si spiegherebbe a causa dei tanti tamponi effettuati.
“L’alto numero di tamponi in Veneto? E’ perché facciamo tanti tamponi”. A dirlo è stato ieri il Governatore della regione Luca Zaia, regione che si conferma tristemente “maglia nera” d’Italia e il cui indice di contagio ha raggiunto livelli altissimi, più del 36%. Numeri altissimi che Luca Zaia ha provato a spiegare ma a smentirlo c’è la scienza nelle parole del virologo Andrea Crisanti. “Il boom di contagi in Veneto dipende dall’alto numero di tamponi? No, la lettura è sbagliata. E’ vero che teoricamente più tamponi si fanno e più si interrompe la catena di trasmissione, ma questo dovrebbe essere seguito dalla diminuzione dei casi e dei morti. Qui abbiamo un aumento di casi e di morti senza precedenti“, ha detto il virologo ospite a “L’aria che tira”, su La7.
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Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova ha quindi smentito la tesi del presidente regionale veneto Luca Zaia. Rispondendo alle parole della conduttrice, Crisanti ha escluso che in Veneto circoli la variante inglese del Covid: “Il Veneto sinora ha fatto 36 sequenze complete del virus e nessuna corrisponde alla variante inglese. Poi se sono stati sequenziati pezzetti di virus, e sembra che alcuni condividano delle mutazioni, non vuol dire che siamo in presenza della variante inglese e che questa sia responsabile dei contagi in Veneto”, ha proseguito l’esperto.
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Come si spiega, allora, l’aumento di contagi e di morti? In primis, ad incidere è stata la zona gialla – si ricordi, infatti, che il Veneto è stata tra le poche regioni a non passare né per l’arancione né per il rosso. Inoltre, spiega il virologo, sull’incidenza pesa tantissimo il numero di posti nelle terapie intensive. “Si è quindi creato un effetto paradosso, per cui il virus circola perché ci sono più posti in terapia intensiva. In questo modo, più persone si ammalano, più persone muoiono in termini di probabilità“, prosegue Crisanti. L’altro fattore è legato al fatto che il Veneto ha puntato tutto sui tamponi rapidi, che hanno una sensibilità bassa e hanno permesso che le Rsa venissero infettate: “Abbiamo una percentuale di Rsa infettate senza precedenti, proprio perché il personale è stato ‘screenato’ coi tamponi rapidi”, ha concluso.
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