Marche, primo caso di variante inglese Covid a Loreto: ma non ha avuto contatti con Gran Bretagna. Ecco cos’è successo
La nuova variante inglese di Covid-19 è arrivata in Italia e vi sono già due casi, uno a Roma e uno a Loreto, nelle Marche. Il contagiato in questione è di una famiglia di Loreto, per l’appunto, formata da tre persone che venerdì scorso hanno deciso di fare un tampone molecolare a causa di un forte raffreddore. Dopo quattro giorni è giunta la notizia che uno di loro era positivo al Covid. Ma non il Covid che stiamo tentando di contrastare, ma una variante del gene S che fa talmente paura a mezzo mondo da isolare la Gran Bretagna, bloccando i voli da e per, oltre a 200 miliardi persi dalle borse europee.
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Questo ceppo, in Gran Bretagna, si sta diffondendo a tutta velocità. In Italia, per ora, solo due i casi. Uno a Roma, ossia una donna che vive e lavora a Londra e l’altro a Loreto (Ancona). La variante inglese è stata scovata ieri nel laboratorio di virologia dell’ospedale Torrette, diretto da Stefano Menzo. “Abbiamo svolto un sondaggio tra i campioni raccolti nell’ultima settimana e abbiamo individuato non l’intero genoma virale, ma una sequenza parziale. Dalla piccola porzione abbiamo il fondato sospetto che si tratti della variante inglese, anche se per isolare il virus servirà ancora qualche giorno. Quel che fa paura di questo ceppo è che “non ci sono pubblicazioni scientifiche al riguardo”, precisa Menzo, “ma i colleghi inglesi sostengono che abbia un potenziale infettivo maggiore del Covid che conosciamo, dunque passa più rapidamente da una persona all’altra. Da uno studio pubblicato sul sito dell’Ente europeo per la trasmissione delle malattie risulta che si è diffuso in Inghilterra con estrema velocità, come ha fatto in Italia la variante spagnola nella seconda ondata, partendo dai giovani in ultima età scolare per poi penetrare nel resto della popolazione”.
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“Sappiamo per certo che fino a novembre questa variante nelle Marche non è mai circolata, ma probabilmente ora è arrivata“, prosegue il professore. “Si tratta di un ceppo che presenta una ventina di mutazioni multiformi su un genoma di circa 30mila nucleotidi. Le variazioni, dunque, sono poche e piccole, ma esistono e sembrano sufficienti per accelerare la trasmissione del virus, anche se non ha una particolare aggressività clinica”. Questo paziente marchigiano, infatti, non ha sintomi particolari, a parte il raffreddoree ora è in quarantena con la famiglia, ma non ha necessitato di ricovero. La famiglia non è stata in Inghilterra, quindi non ci sarebbero legami con il Paese britannico. Ora l’Asur sta cercando di indagare su come sia avvenuto il contagio, stilando una mappa. Il dubbio adesso è sul vaccino Pfizer-Biontech che dal 27 dicembre sarà distribuito nel nostro Paese: l’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali)ne ha confermato efficacia anche contro il virus inglese. Secondo il professor Menzo, “la variante non dovrebbe possedere particolari proprietà per sfuggire alla risposta evocata dal vaccino ma le aziende che lo hanno prodotto stanno estendendo una sperimentazione rapida per verificarlo“.