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Politica

Nicola Fratoianni: “Il buon senso direbbe: nessuna crisi di governo”

Nicola Fratoianni, deputato (Misto-Leu/Si), intervistato a Tagadà su La7 commenta l’attuale crisi di governo detonata dalle richieste di Italia viva, tutt’ora in attesa di risoluzione: “Talvolta accade una cosa: anche quando nessuno in realtà pensa di andare al voto, in realtà inizia un meccanismo che poi è difficile frenare. Mi auguro di no”.

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Resta teso l’umore nella maggioranza, ancora in fibrillazione per le tensioni tra Italia viva e premier Conte. Critiche anche alcune posizioni del Pd, che però, nel frattempo, si schiera a difesa del premier (pur sottolineando alcune problematiche) per tentare di blindare l’esecutivo. Un clima caldo, che si distende un po’ dopo le ultime parole di Ettore Rosato (Iv): “Sul tema del Recovery oggi il presidente del Consiglio ha ripreso in parte alcune questioni che avevamo posto quando ha detto che le risorse debbano essere allocate con una discussione seria con Comuni, Regioni e opposizione”. Poi ancora: “Ieri sera qualcosa è cambiato. Il presidente Conte ha convocato una serie di riunioni che sono cominciate oggi. Mi sembra un fatto positivo. Poi vediamo come vanno. Ma ieri sera c’è stato un fatto nuovo”.

Fratoianni: “Il buon senso direbbe: nessuna crisi di governo”

Ora, a commentare la situazione è anche Nicola Fratoianni, deputato (Misto-Leu/Si), che a Tagadà su La7 afferma: “Il buon senso direbbe nessuna crisi di governo, non solo perché è una situazione complessa, ma anche perché di fronte a noi ci sono scadenze decisive. Una riguarda i fondi della Next Generation Eu, l’altra è la campagna vaccinale. Non è una cosa che si può fare mentre si pensa ad altro. Serve un governo nella pienezza delle sue funzioni”. Anche perché, commenta Fratoianni, il rischio è che il gioco di bluff e di minacce tra le parti possa sfuggire di mano, portando a esiti non auspicati da nessuno dei protagonisti della crisi: “Talvolta accade una cosa: anche quando nessuno in realtà pensa di andare al voto, in realtà inizia un meccanismo che poi è difficile frenare. Mi auguro di no. Trovo incredibile che qualcuno possa propinare al paese in questo momento un ulteriore elemento di instabilità”. Uno scenario che secondo Fratoianni è necessario evitare, anche perché “questo governo ha dei limiti ma lo considero il governo più avanzato che si può immaginare in questo quadro politico. Spero che non cambi, ma evidentemente il mio pensiero non è condiviso dalle parti di qualche altra forza politica”.

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Conte riapre il dossier Recovery Plan

Alcune delle problematicità sono state rilevate, seppur con toni diversi, anche da diversi esponenti Pd. Di fronte a una allargata diffidenza nella maggioranza, il premier Conte non ha potuto che prender atto di una realtà: qualcosa non stava andando verso la giusta direzione. Per questo Conte ha dato il via al giro di incontri con M5s, Pd, Iv e Leu (questi ultimi due nella giornata di oggi), per disegnare un nuovo quadro di collaborazione. L’idea è di riaprire il dossier Recovery Plan, valutare l’ipotesi di un gruppo di lavoro e un maggiore coinvolgimento del Parlamento. I correttivi, però, devono essere attuati in tempi brevi, stando a quanto sottolineato dal premier: “Arrivare in cdm oltre il periodo tra il 26 e il 31 dicembre sarebbe un pessimo segnale”. Intanto, sulla task force il presidente del Consiglio rassicura: “Ci servirà uno strumento di monitoraggio, ce lo chiede la Ue. Ma non abbiamo mai pensato a una struttura centralizzata invasiva che possa intralciare le prerogative e le responsabilità di ministeri, regioni e sindaci che sono e rimarranno soggetti attuatori”.

Il Pd sostiene Conte, ma non troppo

Intanto dal Partito democratico arrivano commenti di sostegno al premier da un lato, e richieste su struttura e contenuto del Recovery dall’altro. Stando a quanto riportato anche dal Corriere, per il Pd la governance del Recovery deve essere impostata “nella forma della sussidiarietà ma non della sostituzione alle prerogative dell’amministrazione centrale e periferica dello Stato”. A questo si aggiungono le altre preoccupazioni del Pd “per le mancate riforme sul lavoro: rischiamo di arrivare al termine del blocco dei licenziamenti senza una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive”. Intanto Conte spiega e rassicura: “Il 60 per cento sarà dedicato alla transizione verde e digitale, il 40 a scuola, istruzione e ricerca, parità di genere, coesione territoriale, e salute”. Il piano di ricostruzione, spiega Conte, “non è solo il Recovery fund, dobbiamo metterci anche i fondi di coesione e i fondi strutturali oltre che la legge di Bilancio”.

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Il M5s: “Lasciamo perdere ogni sterile polemica”

Infine il Movimento 5 stelle, il meno critico nei confronti dell’operato del premier, per il momento cerca di silenziare le polemiche: “Lasciamo perdere ogni sterile polemica, gli italiani non meritano lo spettacolino di una politica che litiga, che parla di crisi di governo e rimpasto”, afferma il ministro Bonafede. Ed è proprio dal Movimento che arriva l’idea di “costituire un gruppo che lavori al Recovery plan, con rappresentanti della maggioranza” per superare la crisi. Una coesione, quella tra premier e Movimento, che migliora anche dopo l’incontro tra Conte e grillini. A seguito del colloquio, a mostrare soddisfazione è stato il capo politico reggente dei 5 Stelle, Vito Crimi: “Oggi abbiamo visto quello scatto in avanti che auspicavamo. L’obiettivo del Recovery plan è da realizzare attraverso la collegialità e la condivisione delle scelte all’interno della maggioranza, affinché si determini un chiaro piano d’azione”.

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