Infarto letale stronca Debora a soli 45 anni

Debora Berto, residente a Torre di Mosto (Venezia), donna di 45 anni, moglie e madre, muore accasciandosi sul tavolo di casa sua. Un infarto letale stronca la vita della donna che, pochi giorni prima, lamentava un forte dolore al braccio sinistro.

Infarto letale stronca la vita di Debora

La morte è avvenuta mercoledì 13 Dicembre, mentre era in casa con il marito Mirko Sacilotto e i suoi due figli, Samuele di 15 ed Alessandro di 17 anni. La famiglia Sacilotto ora resta senza alcuna donna in famiglia. Infatti, è stata colpita poco più di due anni fa dalla perdita della madre di Mirko. Il coniuge, aveva come suo punto di riferimento proprio Debora e ha fatto di tutto per salvarla, praticandole un massaggio cardiaco, in attesa dei soccorsi. Niente da fare, purtroppo. Quando è arrivata l’ambulanza, la donna era già morta. Per provvedere all’autopsia la salma è stata trasportata dei servizi funebri Moras all’obitorio di San Donà di Piave. Debora, però, si era già recata al pronto soccorso di San Donà, nei giorni precedenti, poiché lamentava un forte dolore al polso e al braccio sinistro.

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Il malessere precedente

La donna era andata da un fisioterapista che le aveva le aveva prescritto un’indagine strumentale a cui avrebbe dovuto sottoporsi proprio nel pomeriggio di mercoledì. Debora lamentava forti dolori che le impedivano di svolgere le quotidiane azioni domestiche. La donna, infatti, aveva preferito restare a casa invece che accompagnare il marito al mercato. Che i sintomi precedenti siano stati un campanello di allarme per l’infarto letale? Soltanto l’autopsia potrà dirlo. Nel frattempo, il marito Mirko, ha prestato un’esposta. I suoi legali affermano che: “I medici, dalle radiografie, le hanno riscontrato una brachialgia. La paziente è stata dimessa con una terapia farmacologica, da assumere in cinque giorni, e con la prescrizione di una risonanza magnetica relativa però al tratto cervicale. Nei giorni seguenti i dolori provati dalla signora in effetti si sarebbero affievoliti con ogni probabilità su questi “illusori benefici” hanno inciso gli antidolorifici molto forti che assumeva. La famiglia Sacilotto non colpevolizza nessuno, ma chiede, con forza, delle risposte“.

 

Elena Calabrese

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