Elisabetta Canalis fa un accorato appello al presidente Giuseppe Conte: gli chiede d’intervenire per chiudere tutti gli allevamenti di animali da pelliccia presenti in Italia.
L’appello di Elisabetta Canalis
L’ex velina di Striscia la Notizia, Elisabetta Canalis, si è unita alle 30 mila persone che nelle settimane scorse, hanno aderito alla campagna lanciata dall’associazione animalista Peta (People for Ethical Treatment of Animals), accolta da diversi Paesi Europei.
La Canalis ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in cui gli chiede di mettere fine agli allevamenti di animali da pelliccia, che operano nel nostro Paese.
In Italia infatti sono almeno 20 le strutture attive, di queste 5 presenti in Emilia Romagna, e per la maggior parte, allevano visoni.
Le parole dell’ ex velina
“Ci sono un sacco di alternative alle pellicce vere – scrive Elisabetta Canalis nella lettera – non ci sono davvero differenze tra una finta e una vera”.
“Questo è anche un problema di ordine morale — aggiunge ancora l’ex velina —. Negli allevamenti di animali da pelliccia, in Italia e altrove, i visoni sono ammassati in gabbie piccolissime, di rete metallica, che taglia le loro zampe. Non hanno accesso all’erba per farsi un giaciglio e neppure all’acqua per nuotare. Molti di loro lentamente impazziscono e arrivano ad auto mutilarsi come conseguenza dello stress derivante da questa reclusione permanente, prima di essere uccisi in modo violento. I visoni vengono spesso abbattuti con il gas, un metodo sempre inumano, ma in particolare per i visoni che, essendo animali semi-acquatici, hanno la capacità di trattenere a lungo il respiro e pertanto soffrono atrocemente“
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“Gli allevamenti sono posti sporchi e senza norme igieniche – conclude – e in questo momento di pandemia dovremmo pensarci. Dire no a una pelliccia, se ci pensiamo, alla fine non è poi una così grande rinuncia”.
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Elisabetta Canalis non ha mai nascosto di essere un’animalista convinta. Quest’estate infatti, durante le sue vacanze in Sardegna ha adottato un piccolo cane dal rifugio della Lida di Olbia, sottolineando la piaga dell’abbandono, che ogni anno mette sulle strade centinaia di cani e gatti, destinati, nel peggiore dei casi alla morte certa.
