La Procura di Roma chiede una condanna a otto anni di carcere per Raffaele Casamonica, imputato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale
Otto anni di carcere per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. E’ questa la richiesta di condanna formulata ieri, al termine di una lunga requisitoria, dal pm Eugenio Albamonte nei confronti di Raffaele Casamonica, figlio del presunto boss Ferruccio.
Vittime moglie e bambine
Secondo l’accusa, il rampollo dell’omonimo clan romano avrebbe costretto l’ex moglie a rispettare le ferree tradizioni Rom della sua famiglia, obbligandola a non indossare mai i pantaloni ma soltanto gonne molto lunghe. Lunghi anche i capelli, che non potevano essere tagliati, ma raccolti in uno chignon. Banditi anche trucco e smalto. E ancora: obbligo di far visita alla suocera e divieto assoluto di lavorare o di uscire di casa da sola. Le stesse regole sarebbero state imposte anche alle figlie della coppia.
A raccontare alla Procura l’inferno vissuto è stata la stessa Anna Zakova, ex compagna di Raffaele Casamonica, che da qualche mese ha scelto di collaborare con la giustizia scappando dal clan e cercando protezione in una casa rifugio. La donna, in un caso, avrebbe perfino subìto come punizione uno stupro subito dopo aver partorito.
Botte e stupri per far rispettare le regole
«Non solo limitazioni e imposizioni, ma all’occorrenza anche intimità pretese con gli schiaffi – ha detto in aula il pm – Casamonica chiedevano la conformità. Una conformità che veniva pretesa da un’estranea alla famiglia, come la vittima, cittadina della repubblica ceca».
La vittima sarebbe stata anche controllata dal marito anche quando quest’ultimo era in carcere. Il tutto tramite i familiari: «Ti ricordiamo che le tue bambine sono Casamonica». Poi le botte e gli schiaffi, che sarebbero partiti anche nel caso in cui il piatto a tavola non fosse «poderoso» o «se la casa non fosse ritenuta pulita».
«Una vittima attendibile e coerente – ha sostenuto l’accusa – Che ha specificato anche il contesto di benessere in cui aveva vissuto: vestiti, borse, gioielli, cene in ristoranti lussuosi».
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Le mani sulla Capitale
Quello dei Casamonica è un impero partito dal commercio di cavalli, costruito col racket e tassi di usura dal 200 al 300%, poi consolidato con il traffico di droga e infine ripulito attraverso il settore automobilistico e immobiliare.
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Estorsione, spaccio, corruzione, racket, riciclaggio di denaro, prostituzione, appalti, usura, scommesse sportive, omicidio, furto, rapina e gioco d’azzardo. Questo il «curriculum» del clan che, secondo la Dia, è la struttura criminale più potente e radicata del Lazio, con un patrimonio stimato in 90 milioni di euro.