Mentre il resto del mondo è sull’orlo del collasso, a Wuhan i giovani dicono addio al Covid. Si torna alla movida, alla vita notturna fatta di locali pieni, cene, feste e zero mascherine. “Stiamo vivendo una seconda vita”.
Mentre il resto del mondo è al collasso, inginocchiato davanti alla crisi provocata dalla pandemia, a Wuhan sembra tutto tornato alla normalità. Dalle immagini che sono state divulgate recentemente sul web, infatti, pare che la Cina sia pronta a festeggiare l’inizio del nuovo anno lasciandosi alle spalle i drammatici ricordi del coronavirus. Come spiegato dalle fonti internazionali, a un anno di distanza dal primissimo focolaio di Covid-19, e dopo mesi passati in pieno lockdown, i ritmi della vita quotidiana sono ripartiti a pieno regime – e anche quelli della vita notturna.
Assembramenti di giovani in strada, locali notturni pieni di persone, con musica, balli e drink alla mano. Questo è quanto ritratto nelle foto che stanno facendo il giro del web, e che mostrano i giovani di Wuhan mentre tornano in possesso della loro vita notturna, della loro movida. Il tutto, tra l’altro, senza mascherina.
Come spiegato dalle penne del Daily Mail, si tratta di scene pressoché inimmaginabili, ora come ora, in molte città del mondo, soprattutto in quelle che vacillano sotto una recrudescenza della pandemia. Ma in Cina, i giovani si fanno felicemente immortalare così, nelle serate, mentre fanno surf, mangiano cibo da strada e si accalcano nei locali.
Molti sono studenti, alcuni musicisti, altri artisti o giovani lavoratori. Raccontano di essere rimasti bloccati nelle loro case per mesi interi, e che ora stanno sfruttando questa agognata opportunità per riprendersi il loro tempo, per godersi la ripresa della città tutta. “Parte della mia nuova musica riguarderà sicuramente il periodo della pandemia”, ha spiegato al Daily Mail Wang Xinghao, frontman del gruppo pop rock di Wuhan Mad Rat, che ha attirato una folla di oltre 100 persone in un locale proprio lo scorso mercoledì sera.
“Durante il periodo dell’epidemia, Wuhan era davvero una città morta”, ha poi spiegato un altro ragazzo, poco dopo lo spettacolo. “Adesso le persone escono tutte per mangiare e divertirsi. Non credo che ci fossero tante persone prima dell’epidemia”, ha evidenziato. Mentre Zhang Qiong, 29 anni appena compiuti, ha festeggiato il suo compleanno in un’affollata birreria di Wuhan, insieme ai suoi amici. “Dopo aver sperimentato la prima ondata di epidemia, mi sento come se stessi vivendo una seconda vita” ha raccontato ai giornalisti. “Voglio solo amare questo momento, perché nella vita non si sa mai quando finirà. Ogni giorno deve essere felice”.
Sebbene la Cina sia stata sommersa di critiche e di accuse, che la incolpano di aver presumibilmente celato la gravità dell’epidemia non appena si era sviluppata entro i suoi confini, sono stati molti anche i consensi ottenuti dal suo modo rigidissimo di spegnere i focolai e gestire l’emergenza sanitaria.
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Dopo l’esperienza passata con l’epidemia di SARS del 2002, il Paese ha implementato un blocco molto duro, con i residenti di Wuhan costretti a restare a casa a partire da gennaio, e tutti i negozi non di prima necessità rimasti chiusi per mesi. E ha imposto mezzi (e questi anche discutibili) di tracciamento e blocco dei contagi che andavano fino al riconoscimento facciale, agli altoparlanti posizionati in strada e all’uso di telecamere a circuito chiuso, così da poter identificare e riprendere le persone che uscivano di casa disobbedendo alle regole.
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Del resto, come spiegato da Gregory Poland (direttore del Vaccine Research Group presso la Mayo Clinic) per The Lancet, “in Cina, sussiste quella combinazione di una popolazione che prende sul serio le infezioni respiratorie, ed è disposta ad adottare interventi non farmaceutici per contrastarle, con un governo che può mettere vincoli alle libertà individuali, più di quanto sarebbe considerato accettabile nella maggior parte dei paesi occidentali”.
La Cina si è perciò impegnata e affrettata a far rispettare tutte quelle “misure draconiane“, riducendo al minimo ogni tipo di movimento o spostamento nelle città. E nel frattempo, a 2020 ormai chiuso, alcuni cittadini stanno già cominciando a sottoporsi alle prime dosi di vaccino – che in parte finiscono anche di contrabbando in Italia.
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