Giuseppe Costa torna in cella. L’uomo, che aveva già scontato venti anni di reclusione per il sequestro e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, è tornato dietro le sbarre. Arrestato dai Carabinieri di Trapani e dal personale della Dia con l’accusa di associazione mafiosa.
Costa riprende contatti con la mafia e torna in cella
Secondo le indagini, infatti, subito dopo la scarcerazione, Costa aveva ripreso i rapporti con i vertici dei mandamenti mafiosi di Trapani e Mazara del Vallo, avendo un ruolo nell’aggiudicazione illecita di appalti, in speculazioni immobiliari, e aveva compiuto, per conto dei clan, atti intimidatori. Non solo. Secondo gli inquirenti, avrebbe anche partecipato alla raccolta dei voti per le elezioni regionali dell’autunno del 2017. In quell’occasione aveva assunto il ruolo di controllore e tutore degli interessi di Cosa Nostra, su un impianto di calcestruzzi della provincia trapanese. Dunque una nuova pena da scontare per Costa che era già stato in carcere dal 1997 al 2007 per il caso Di Matteo.
Leggi anche: Si schianta a soli 17 anni davanti al padre: addio al campione di cross Sebastian Fortini
Leggi anche: Pornhub di nuovo nei guai, 40 donne lo denunciano: “Quei video andavano rimossi”
Costa e il caso Di Matteo
Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Mario Santo, aveva 12 anni quando fu rapito e 15 quando fu ucciso. Il suo cadavere fu sciolto nell’acido nitrico, secondo le disposizioni del mafioso Giovanni Brusca. Gli investigatori hanno perfino perquisito l’abitazione di Costa, in località Purgatorio di Custonaci. Lì hanno trovato una “cella” che lo stesso Costa aveva costruito per tenere segretato il bambino. Dal 1997 al 2007 Costa ha scontato la sua pena. Durante quegli anni, ha ricevuto il sostegno economico delle famiglie mafiose, senza mai collaborare con gli inquirenti. Ma si sa, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Costa ha detto nuovamente “addio” alla sua libertà e, seppur per un motivo diverso, è ritornato in carcere.