Pornhub di nuovo nei guai, 40 donne lo denunciano: “Quei video andavano rimossi”

Il noto portale pornografico di nuovo al centro del mirino: denunciato per aver pubblicato video di violenze sessuali.

Video di rapporti sessuali riprese attraverso l’inganno e la coercizione poi finite sul sito pornografico tra i più famosi al mondo che – dunque – non avrebbe esercitato il giusto controllo per evitare di diffondere quei video, facendoci sopra profitto. E’ questa l’accusa che 40 donne stanno rivolgendo a Porn Hub, noto portale ultimamente al centro di polemiche e sopratutto oggetto d gravi accuse.

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A partire da quella accesasi qualche giorno fa, nata da una inchiesta del New York Times:  il giornalista Nicholas Kristof ha infatti denunciato l’esistenza di tanti video di violenze sessuali anche su minori caricati sul portale e – ancor più grave – lasciati lì nonostante le richieste delle vittime. Accusa grave, a cui il sito ha risposto comunicando che di lì in poi avrebbe impedito ad “utenti non verificati” di pubblicare video. Una decisione che non è stata probabilmente ritenuta sufficiente rispetto all’entità dell’accusa, se è vero che due colossi del circuito delle carte di credito, Visa e Mastercard, hanno deciso di bloccare i pagamenti effettuati su Pornhub.

Ma non è tutto: perchè quella vicenda andrebbe a legarsi con un altra, un noto scandalo finito con una condanna milionaria. E’ la vicenda della casa di produzione Girls Do Porn: secondo il tribunale di San Diego, negli Stati Uniti, 22 ragazze di età compresa tra i 18 e i 25 anni sarebbero state ingannate e costrette a girare video pornografici. Per questo i giudici avevano condannato Girls Do Porn a risarcire le ragazze per 13 milioni di dollari.

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Ma quei video non sono stati rimossi dal web, nonostante la condanna. Ed alcuni di loro sarebbero ancora “on-line” proprio su Pornhub: da qui la denuncia, da parte di 40 donne tra quelle coinvolte nello scandalo Girls Do Porn. Il sito non avrebbe rimosso i video che le ritraevano contro la loro volontà, nonostante le richieste. Pesante il risarcimento richiesto: un milione di dollari a testa, dunque 40 in totale.

Alessio Ramaccioni

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