Microtelefoni cellulari nascosti nelle merendine: blitz in carcere [VIDEO]

Dai croissant al cioccolato spuntano i microcellulari: blitz in carcere. Il video fa il giro della rete.

Minuscoli micro telefoni cellulari nascosti all’interno della farcitura di merendine e croissant: tutto questo all’interno di un carcere. Un traffico che è stato sventato da un blitz della polizia penitenziaria, all’interno della casa circondariale di San Severo. Gli apparecchi erano stati nascosti da alcuni detenuti all’interno di cornetti al cioccolato confezionati talmente bene da sembrare integri.

Leggi annche: Tampone molecolare o rapido? Quale fare e le differenze

Ma il lavoro degli agenti in servizio nella struttura sanseverese ha portato alla luce l’operazione. Il video delle incredibili farciture è immediatamente diventato virale sul web.

A diffondere la notizia della scoperta del traffico è il Segretario regionale per la Puglia del sindacato Cgil di polizia penitenziaria, Gennaro Ricci: «La polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di San Severo, coordinata dal comandante Giacomo Prudentino, con spiccata professionalità e scaltrezza, è riuscita a rinvenire ed a sequestrare tre micro-telefonini, un caricabatterie rudimentale e a denunciare un detenuto di origini baresi».

Leggi anche: Gadda (IV) a Meteoweek: “Italia Viva chiede solo di gestire bene Recovery Fund” [VIDEO]

Non è la prima volta che apparecchi telefonici ovviamente non consentiti vengono recuperati nelle struttura di San Severo: lo scorso 29 novembre gli agenti hanno rinvenuto un pacco nell’intercinta dell’istituto con all’interno ben nove telefoni cellulari. «Questo fa comprendere – prosegue Ricci – come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della polizia penitenziaria diviene fondamentale. Un plauso va al direttore, al comandante di reparto e a tutto il personale della polizia penitenziaria per la brillante operazione, considerato il momento di assoluta emergenza causato dalla pandemia da Covid-19 che ha particolarmente influito sul clima lavorativo in ambito penitenziario». I tre microcellulari erano probabilmente destinati ad alcuni boss detenuti all’interno della struttura, per permettere contatti diretti all’esterno.